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Le donne liberano il sacro

Il settimanale di informazione indipendente “Adista” racconta in un dossier «il non facile percorso che ha portato nelle Chiese cristiane non cattoliche la donna ad accedere ai ministeri e al pastorato, tuttora escluso dalla Chiesa di Roma».

Un racconto a più voci da cui emergono i tentativi di smantellare strutture e privilegi sessisti, l’autoritarismo e il clericalismo. «Le compagne e i compagni di viaggio di questo numero di Adista – si legge nella presentazione – , nell’ordine in cui i loro saggi compaiono, sono il pastore valdese Alessandro Esposito; la luterana Gabriella Woller; la pastora battista Cristina ArcidiaconoMaria Vittoria Longhitano, presbitera della Convocazione delle Chiese episcopali in Europa; Basilio Petrà, preside della Facoltà teologica dell’Italia Centrale; Davide Romano, direttore del Dipartimento affari pubblici e libertà religiosa dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del Settimo Giorno (Uicca)».

L’immagine tutta maschile di Dio «influenza non solo le pratiche religiose, ma le culture, il senso comune e le pratiche quotidiane» scrivono ancora i curatori, che invitano a indagare la Parola biblica «a partire da una più attenta, critica, storicistica lettura delle Scritture», che significa anche «contestualizzare e liberare il messaggio biblico dalle sovrastrutture culturali del passato, dalle “traduzioni” inadeguate e insufficienti che derivano da una scarsa comprensione dei testi, per rendere le religioni non più dogmatiche, rinchiuse e separate dai ‘recinti del sacro’ (sempre declinate al maschile singolare), ma inclusive e plurali».

Il dossier si inserisce nella collana di numeri speciali di Adista intitolata “Le Chiese di fronte alla violenza di genere” e intende approfondire temi quali i pregiudizi e gli strumenti di repressione ed esclusione delle donne nella chiesa e nella società, i “carismi” femminili e la presenza femminile sul pulpito, nella predicazione della Parola o nell’amministrazione dei sacramenti, elementi che rendono visibile «la differenza dei corpi, una presenza spesso dirompente – specie ad occhi cattolici e in occasione di celebrazioni ecumeniche – perché manifesta l’esistenza di un ministero non più legato al corpo maschile e alla maschilità di Gesù e della Chiesa».

Il dossier è stato condiviso anche sulla pagina Facebook della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei).