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La prima riforma. Nota a margine degli Stati generali

Nel momento in cui sfilano davanti al governo tutte le cosiddette categorie produttive per raccogliere idee su cosa si debba fare con la pioggia di finanziamenti pubblici in arrivo, noi Diaconia Valdese, fra i tanti non convocati, ci limitiamo a raccontare tre storie.

Precious (nome di fantasia) ha finalmente ottenuto i domiciliari ed è stata scarcerata giovedì mattina a Torino con l’indicazione di recarsi a Genova dove sarebbe stata ospitata dai valdesi. Peccato che non avesse nessun indirizzo in tasca, che i valdesi non fossero stati avvertiti e che, dettaglio, il servizio dedicato a queste persone a Sampierdarena non è stato ancora aperto.  Arrivata a Genova, dunque, cerca disperatamente di trovare un riferimento per individuare una soluzione che non la porti ad essere considerata “evasa”. Finisce che la sera, per colpa della disorganizzazione dei vari responsabili del procedimento, è di nuovo in carcere a Genova.

In una grande città del Centro Italia un gruppo di ragazze minorenni vittime di tratta, una con una gravidanza in corso, un’altra con due anni nelle “prigioni” libiche, sono state “sfrattate” dall’appartamento presso il quale vivono da qualche mese e dove sono prese in carico dagli operatori della Diaconia sia per gli aspetti educativi e formativi che per quelli psicologici. Saranno sparpagliate su altri progetti. Il tutto nel giro di una settimana. Perché? Problemi procedurali in alcuni uffici dell’Ente Locale nei rapporti con il Ministero, che impediscono il finanziamento del progetto.

È venerdì. Finalmente lunedì si pubblicherà il programma dei Centri Estivi. Quest’anno le famiglie dovranno sobbarcarsi un costo aumentato per via di gruppi più piccoli e di un maggior numero di animatori, ma è venerdì e la quadra l’abbiamo trovata. Ah forse no! Dopo mesi di discussioni arriva, il sabato prima dell’apertura, la direttiva della Regione che modifica il numero di bambini che possono stare nello stesso gruppo. Anzi no! Non lo modifica, ma “consiglia” che sarebbe preferibile il rapporto di 1 a 5 anziché 1 a 6 come precedentemente decretato!

Tre storie molto diverse, prese quasi a caso fra le molte nelle quali ci imbattiamo di continuo, che si riferiscono a mal funzionamenti equamente distribuiti fra ministeri, regioni ed enti locali.

La prima di tutte le riforme, evidentemente la più difficile anche se la meno costosa, di cui abbiamo bisogno è di un miglioramento della pubblica amministrazione, per avere ovunque e sempre, e non solo in alcuni casi, una organizzazione efficiente, flessibile, intelligente ed equa.