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Una «Terra santa» e lacerata

«La Terra Santa è in fiamme e la sua santità deve essere ripristinata», scrivono il patriarca emerito della Chiesa cattolica romana Michel Sabbah, il vescovo emerito della Chiesa anglicana Riah Abu El Assal ed il vescovo emerito della Chiesa luterana Munib A. Younan

«La giustizia è assente. La terra di Dio – si legge nel preoccupato testo dei tre leader religiosi – invita tutte le chiese, i governi e le persone di buona volontà ad agire in fretta per porre fine a questa eterna tragedia».

Un appello, affermano i tre religiosi «lanciato come cristiani, arabi, palestinesi che sono parte integrante di questa società», per far leva sulle responsabilità di tutti e nato nei giorni scorsi dopo aver appreso i piani di annessione israeliani, e nel quale si chiede un ripensamento e «una riconciliazione basata sulle pari dignità e sui diritti di tutte le persone e non di popoli che si muovono l’uno contro l’altro». 

E nel quale si sottolinea che «la pandemia ha distolto l’attenzione dai problemi relativi alla giustizia e alla pace. Anche noi – proseguono i tre leader religiosi – condividiamo questa afflizione universale e chiediamo dunque a Dio di avere misericordia e concedere la guarigione, ma continuiamo ad essere preoccupati per “una vecchia malattia” che da tempo attanaglia la nostra Terra e che crea sofferenze e ingiustizie alle persone».

Possibili soluzioni al conflitto, si legge «sono state molteplici, grazie alle risoluzioni delle Nazioni Unite. E molte Nazioni nel mondo credono possibile una convivenza pacifica tra due popoli in due Stati» affermano Sabbah, El Assal e Younan, «fianco a fianco in pace, in giustizia, in equità e in democrazia. Senza odio, senza morte, nell’uguaglianza e vita condivisa».

Forse l’unica chiave – ricordano i tre leader – per aprire una serratura ormai chiusa da tempo e giungere a una pace possibile pace tra il governo israeliano e le autorità palestinesi è «il cammino comune tra le tre fedi monoteiste: l’ebraismo, il cristianesimo e l’Islam». 

Dunque, la speranza dei tre religiosi è che Gerusalemme possa diventare il Centro, «la Capitale» della riconciliazione, della giustizia e dell’uguaglianza.