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Sud Sudan nella morsa di fame, guerre e pandemia

«I leader delle chiese del Sud Sudan hanno lanciato un forte allarme: nei nostri paesi è ormai in corso una dolorosa pandemia della fame. Allarme accompagnato da quello lanciato degli esperti mondiali che da tempo affermano che il problema alimentare si è aggravato anche a causa del coronavirus». 

A divulgare la notizia (riportando alcune dichiarazioni di membri di chiesa africane) è il giornalista Fredrick Nzwili sul sito del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).

James Oyet Latansio, il segretario generale del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan ha affermato: «La malattia ha devastato tante famiglie creando una “tripla pandemia” composta dal Covid-19, dalla violenza di genere e dalla fame». 

La sicurezza alimentare nel Sud Sudan è molto fragile. Una delicata situazione che si riflette sia nella città di Juba sia in altre città e villaggi del Paese, ricorda ancora Latansio «luoghi abitati da cristiani e fedeli della religione tradizionale africana. Una Regione dell’Africa Orientale per la quale il Programma alimentare mondiale già aveva previsto grandi difficoltà alimentari per circa 43 milioni di persone nei prossimi tre mesi». 

Di recente le chiese si sono mosse per far fronte alla crisi alimentare, ricorda ancora Nzwili, «una crisi acuitasi per via dei blocchi, del coprifuoco e di altre misure anti-Covid. Misure che hanno comportato la perdita di posti di lavoro e l’interruzione delle catene di approvvigionamento alimentare e della distruzione che sono l’unica via per far fronte ai bisogni dei nuclei famigliari. Le chiese, dunque, hanno consegnato cibo e altri generi di rima necessità».

I leader delle chiese sono però fiduciosi che la minaccia della pandemia possa essere affrontata con azioni mirate e giuste: «Dobbiamo agire. Dobbiamo fare quello che si può e farlo ora. C’è una responsabilità morale, pastorale, che ci spinge a operare, ad aiutare, a contribuire per il bene di tutti», ha affermato la Nicta Lubaale, la segretaria generale dell’Organizzazione delle Chiese africane che lavora con 30.000 famiglie aiutandole a produrre il cibo di cui hanno bisogno.

In Kenya, l’arcivescovo anglicano Jackson Ole Sapit ha ricordato che la chiesa ha mobilitato le sue congregazioni per assistere soprattutto coloro che non hanno cibo e le persone più vulnerabili.

«Abbiamo messo al cento delle nostre azioni il sostegno ai deboli, agli orfani, ai poveri urbani, ai più sofferenti della nostra società e in particolare coloro che hanno bisogno di cibo», ha rilevato Sapit, incoraggiando poi le congregazioni a continuare a fornire sostegno ai bisognosi nell’ambito della prevenzione del Covid- 19.

Latansio, infine, ricordato che la fame nel Sud Sudan è stata così grave «che i dipendenti pubblici non sono stati in grado di nutrire le loro famiglie poiché non ricevevano gli stipendi. Diversi leader politici e militari si sono risultati positivi al COVID-19; questo vuol dire – ha chiosato Latansio – che le cose non si stanno muovendo nel verso giusto – aggiungendo che – i combattimenti in corso tra gruppi rivali stanno uccidendo e facendo migrare gran parte della popolazione sud sudanese».