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Rifugiate e rifugiati sono il nostro prossimo

Qui di seguito il testo della lettera che il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, pastore Luca Maria Negro, ha inviato alle chiese membro della Federazione, agli aderenti e agli osservatori

«Care sorelle, cari fratelli,

il 20 giugno ricorre la “Giornata mondiale del Rifugiato”, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni unite nel 2000. Secondo l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur), i migranti forzati nel mondo sono oltre 70 milioni; di questi quasi 26 milioni sono “rifugiati” in senso proprio, vale a dire formalmente riconosciuti mentre 3,5 milioni sono “richiedenti asilo”. Il 57% del totale proviene da tre paesi soltanto: Siria, Afghanistan e Sud Sudan. Come noto, la gran parte dei rifugiati si raccoglie in Turchia, Pakistan, Uganda, Sudan, Iran, Bangladesh ed altri paesi del Sud globale; la Germania è l’unico paese europeo tra i primi dieci che accolgono rifugiati. Quanto all’Italia, oggi sono circa 131.000, decisamente meno che in altri paesi UE: in Svezia, a esempio, dove la popolazione è circa un sesto di quella italiana (10 milioni), i rifugiati sono 186.000, ovvero il 50% in più che nel nostro paese. In Germania, con 82 milioni di abitanti, i rifugiati sono 478.000, quasi 4 volte quelli presenti in Italia.

Questi dati indicano come siamo di fronte a un fenomeno contenuto che non merita l’eccezionale allarme sociale costruito negli ultimi anni, arrivato a creare una percezione eccezionalmente sovradimensionata delle presenze straniere: secondo un sondaggio dell’Onu di due anni fa, il 36% degli italiani arriva a pensare che i rifugiati presenti in Italia siano “20 milioni” mentre – calcolando anche gli immigrati stabilizzati in Italia – la cifra totale degli stranieri residenti è di poco superiore ai cinque milioni.

Come Federazione di chiese evangeliche sentiamo di dover dire la verità su questi numeri. La loro manipolazione, infatti, non è indolore: produce sospetto, paura, emarginazione ed infine vero e proprio razzismo, in Italia come altrove.

Razzismo: speravamo tanto che il XXI secolo avrebbe abolito questa parole, figlia di un drammatico passato fatto di schiavitù, suprematismo, linciaggi, segregazione, apartheid. Eppure la cronaca ci ripropone violente immagini degli anni ‘50 e ‘60, come quella di un poliziotto che per oltre otto minuti schiaccia un afroamericano disarmato e ammanettato, sino a ucciderlo. È un’immagine di fronte alla quale non possiamo restare silenziosi, e per questo sabato 20 giugno, a mezzogiorno, nelle varie sedi dove la Fcei opera nel quadro del programma Mediterranean Hope (Lampedusa, Scicli, Libano, Rosarno, Roma) organizzeremo dei knee in (ci inginocchieremo), esattamente come 55 anni fa fece Martin Luther King a Selma, inaugurando una forma di protesta che si sarebbe diffusa in tutto il Civil rights movement. Ci inginocchieremo per dire che “le vite dei neri contano” (Black lives matter, lo slogan che caratterizza il movimento antirazzista americano di questi giorni), che «le vite dei migranti contano», che «le vite di tutti contano». 

Con questo gesto vogliamo affermare che i neri, gli immigrati, ogni essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio è una persona che deve essere protetta, tanto più quando è perseguitata, discriminata o giudicata. 

Come cristiani confessiamo che queste persone sono il nostro prossimo e, nel prossimo che bussa alla nostra porta, riconosciamo il volto di Gesù, anche lui profugo e perseguitato. 

Le ragioni del diritto e quelle della nostra fede, insomma, ci chiamano ad aprire le nostre porte e i nostri cuori a chi oggi cerca protezione e giustizia. Lo abbiamo fatto con i “corridoi umanitari”, che contiamo di riprendere quanto prima, e con tante azioni diaconali di accoglienza e integrazione. Non sono un nostro merito ma la conseguenza di una vocazione, il frutto dell’amore con cui il Signore ci segue e ci sostiene. Sperando di poter ripartire presto con tutte le nostre attività, la Fcei conta sul vostro sostegno, così che il nostro programma Mediterranean Hope possa essere sempre più efficace e incisivo.

Vi saluto auspicando che sabato 20 e domenica 21 giugno le comunità evangeliche vogliano unirsi nel nostro piccolo gesto e possano ricordare il tema dei rifugiati alla luce della Parola e delle parole dell’accoglienza e della fraternità».

Vostro in Cristo,

Luca Maria Negro