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20 giugno, giornata del rifugiato, l’invito alla commemorazione delle chiese europee

Il 20 giugno è la Giornata mondiale del Rifugiato, istituita per la prima volta nel 2001, per ricordare i cinquant’anni dall’approvazione della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La Kek, Conferenza di chiese europee e la Ccme, Commissione delle chiese per i migranti in Europa, hanno prodotto un documento che riproponiamo qui di seguito, con l’invito rivolto alle chiese a commemorare le migliaia di vittime delle migrazioni durante i culti della domenica più prossima, il 21 giugno.

Ecco il testo firmato dal segretario generale della Kek Jørgen Skov Sørensen e da Torsten Moritz, segretario generale della Ccme:

»Le tragedie nella regione del Mediterraneo purtroppo continuano: si registrano 1.283 persone che hanno perso la vita nel 2019, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e durante i primi tre mesi del 2020, sono state contate più di 200 vittime. Mentre le cifre totali sono diminuite negli ultimi anni, è aumentata la probabilità di morire. Nuove rotte pericolose, ad esempio attraverso i fiumi alle frontiere esterne dell’Unione europea, rimangono in gran parte non monitorate. Particolarmente doloroso è il fatto che fosse noto come diverse barche si siano trovate in difficoltà durante il fine settimana di Pasqua nel Mediterraneo centrale. Tuttavia, diversi Stati mediterranei hanno ritardato lo spiegamento di navi di soccorso ed è stato fino ad oggi ipotizzato che molti di quelli sulle barche in pericolo siano annegati proprio durante la Pasqua. 

Dal 2000 più di 30.000 persone hanno perso la vita mentre si recavano in Europa, affogando in mare o nei fiumi, soffocate in container su camion o navi. A causa del maggior numero di vittime, l’attenzione si era concentrata principalmente su Italia e Malta. Tuttavia, anche la situazione alle frontiere greca e spagnola, nonché alle frontiere orientali dell’Ue, richiede attenzione. Le circostanze della morte di due uomini che sono stati colpiti al confine tra Grecia e Turchia all’inizio di marzo devono ancora essere indagate a fondo. Più di 100 deputati hanno chiesto alla Commissione europea di indagare sulle voci secondo cui le guardie di frontiera greche risulterebbero responsabili. Il destino di quelli ancora nelle acque internazionali o nelle acque dei paesi nordafricani è spesso poco chiaro e il loro numero aumenta man mano che gli Stati membri dell’Unione europea rimandano le barche nelle acque libiche. 

Come documentato dall’agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra), negli ultimi anni le operazioni di ricerca e salvataggio della società civile sono state sistematicamente sabotate e criminalizzate dagli Stati membri dell’Ue. 

La diffusione del Covid-19 ha interrotto la maggior parte delle operazioni. Per quei pochi casi in cui sono ancora avvenute operazioni di salvataggio, sono sorti gravi problemi poiché i paesi dell’Unione avevano dichiarato i loro porti “non sicuri” per lo sbarco. Nel 2019 è stato raggiunto un compromesso tra alcuni Stati membri  e chiarito come sbarcare e ricollocare i soccorsi in mare: una richiesta che Ccme e Kek avevano formulato insieme ad Act Alliance in una lettera aperta nel luglio 2019. Malta, tuttavia, nelle ultime settimane ha lamentato che l’aiuto che è stato promesso in realtà non si è materializzato. La nuova missione navale dell’Ue intorno alla costa libica, Irini, è stata deliberatamente progettata in modo da evitare che eventuali migranti naufraghi possano essere trovati dalle navi militari schierate.

Le chiese in Europa hanno risposto alla continua perdita di vite ai confini dell’Europa offrendo solidarietà pratica, ma anche sostenendo modi sicuri e legali per l’ingresso di rifugiati e migranti nel continente. Chiese in diversi paesi si sono concretamente offerte di ospitare coloro che sono stati salvati in mare o trasferiti per sbloccare l’impasse politico e consentire lo sbarco. Le chiese sono in vari luoghi a sostenere o lanciare iniziative di ricerca e salvataggio.

Ccme insieme ai partner alcuni anni fa ha lanciato il progetto “Passaggio sicuro”. È stato così facilitato uno scambio tra chiese per un passaggio sicuro. Sempre più chiese in Europa hanno avviato progetti per la sponsorizzazione di arrivi di rifugiati sicuri attraverso reinsediamenti, visti umanitari / corridoi umanitari e altri percorsi. A livello politico, l’Ue a dicembre 2019 ha promesso un maggiore reinsediamento nel 2020, tuttavia gli arrivi si sono arrestati a causa della pandemia.

L’Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee tenutasi a Budapest nel luglio 2013 ha rinnovato l’appello alle chiese per «commemorare coloro che sono morti nel loro viaggio per trovare una vita dignitosa in Europa attraverso una giornata annuale di preghiera». Negli ultimi anni, molte chiese e parrocchie in tutta Europa hanno accettato questa chiamata e tenuto celebrazioni, preghiere o veglie intorno al 20 giugno, Giornata internazionale dei rifugiati. Quest’anno desideriamo raccomandare di tenere servizi di commemorazione il 21 giugno, la domenica dopo la Giornata internazionale dei rifugiati (20 giugno). In alcuni paesi, possono essere appropriate altre date nel corso dell’anno.

Vorremmo ribadire quanto emerso dall’Assemblea Generale della Kek del 2018 e quindi fare appello alle chiese di tutta Europa per commemorare le persone che hanno perso la vita mentre si recavano in Europa. Nel 2018 abbiamo aggiornato il materiale inizialmente prodotto insieme al

 Comitato ecumenico tedesco per l’asilo della chiesa, con il sostegno della Chiesa evangelica di Berlino, Brandeburgo e Slesia Oberlausitz e la Chiesa evangelica in Germania (Ekd). Ccme ha pubblicato materiale che può essere utilizzato per il culto o le intercessioni durante un servizio. Questo sarà a breve disponibile in inglese e tedesco e potrà essere trovato sul sito web della Commissione delle chiese europee per i migranti.

È ovvio che il modo in cui possiamo commemorare quest’anno sarà molto influenzato dal Covid-19. Mentre molte chiese hanno lavorato con successo con incontri virtuali nelle ultime settimane, alcuni elementi centrali alla commemorazione come l’accensione simbolica delle candele potrebbero non essere possibili. Allo stesso tempo, gli incontri virtuali potrebbero offrire nuove possibilità per condividere le vicende dei tanti che hanno sofferto o sono morti cercando una via di ingresso in Europa.

In questo periodo di Ascensione e Pentecoste pieni di speranza e luce destinati a tutta l’umanità, siamo profondamente rattristati e disturbati dal fatto che la via della croce, della sofferenza, della disperazione e della morte, continua per migliaia di nostri fratelli e sorelle umani alle frontiere esterne dell’Unione europea.

Come chiese e come cristiani la nostra chiamata è quella a essere testimoni e servitori della resurrezione e di una nuova vita in giustizia e pace per tutti, indipendentemente dall’ etnia, nazionalità o religione. Pertanto, sappiamo di essere parte della comunione globale con i cristiani di tutto il mondo, ricordando le persone colpite nelle rispettive regioni e le cause del loro spostamento.

Ricordiamo insieme le persone documentate e non documentate che sono morte ai confini europei, condividiamo il nostro dolore nella preghiera».