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Regeni e Zaki. Un altro pugno nello stomaco

«Le dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro degli Esteri fanno trasparire l’incoerenza di una politica che da un lato chiede verità e giustizia per Giulio Regeni e la liberazione di Patrick Zaki e dall’altra, invece, dimostra di voler mantenere buoni rapporti con l’Egitto; anzi di volerli rafforzare», afferma a Riforma.it Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty International Italia. 

Il riferimento fatto dal giornalista è ormai noto a tutti: il recente accordo commerciale tra l’Italia e l’Egitto per la vendita di due Fregate Fremm (navi militari). 

«Un vero tradimento» anche per Claudio Regeni e Paola Deffendi, i genitori del ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto più di quattro anni fa.

Marco Magnano lo scorso gennaio ricordava su Riforma.it, in occasione del quarto anniversario dalla scomparsa di Giulio, che erano le 19:41 del 25 gennaio quando Giulio Regeni «inviava alla fidanzata un Sms nel quale diceva che stava uscendo. Da allora il ricercatore italiano scomparve diventando una delle tante vittime di sparizione forzata, di tortura e di omicidio nell’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi. Da quando l’ex generale prese il potere nel 2013, il suo Paese ha visto il ritorno di un efficientissimo sistema di arresti extragiudiziali e di sparizioni forzate. La storia di Giulio non è quindi soltanto la sua, ma anche quella di migliaia di ricercatori, giornalisti e attivisti che da un giorno all’altro sono scomparsi senza lasciare tracce, per poi ricomparire nel migliore dei casi in un carcere oppure, come accaduto a Regeni, senza vita alla periferia del Cairo. In questi quattro anni, si è scritto e lavorato molto intorno a questa vicenda, senza arrivare a un allineamento tra la possibile verità storica e quella giudiziaria, al punto che, tra incertezze e debolezze, la vicenda di Giulio interroga tanto la politica italiana quanto quella egiziana».

In realtà l’incongruenza dicotomica della nostra politica evocata da Noury è più che mai evidente in questi giorni e dopo la notizia dell’accordo commerciale. Infatti la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Regeni ha deciso di convocare «urgentemente» il premier Giuseppe Conte, affermando che «La scelta del governo tradisce le promesse fatte alla famiglia Regeni». 

Ma il problema è atavico. 

Più che da ritenersi contestuale ai fatti di questi giorni.

«Le nostre istituzioni – prosegue Noury – non hanno mai chiesto alle istituzioni egiziane, e con la dovuta fermezza, che venisse fatta davvero luce sui fatti (ormai chiari per l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerinindr) accaduti a Giulio. I nostri leader politici invece di pretendere dal governo egiziano azioni concrete affinché si possa arrivare al più presto alla liberazione di Zaki e a una verità ufficiale per Giulio firmano accordi commerciali – denucia Noury –; la nostra è una politica che non funziona. Ricordiamo bene la frase detta dall’ex ministro Angelino Alfano (allora a capo degli Esteri, ndr) nel 2017 e secondo il quale l’Egitto era già allora “un partner ineludibile per l’italia”. Eppure – prosegue Noury –, sarebbe necessario dare segnali opposti all’Egitto. Segnali di insoddisfazione, di discontinuità, di interruzione di rapporti. Sia per come l’Egitto si muove in tema di diritti umani e di libertà individuali, oggi per lo più negati, sia nello specifico per i casi che toccano direttamente l’Italia come quelli di Giulio e di Patrick. Invece – afferma Noury –, vediamo segnali politici che vanno nella direzione opposta. Se è vero che la decisione politica non è stata ancora presa, almeno così pare, servirebbe un atto di coerenza: ripensarci. Ma credo che la decisione sia già stata presa. Qualora fosse ancora possibile cambiare idea credo che sarebbe il caso di uscirne con la testa alta: dunque decidere di non ratificare questo accordo economico. I governi che si sono succeduti in questi ultimi anni hanno sempre tenuto la testa bassa.

Oggi, poi – conclude Noury –, si rasenta addirittura un atteggiamento da “teatro dell’assurdo” dichiarando che con questo accordo commerciale sarà più facile per il governo italiano avvicinarsi alla verità per Giulio. Un’altra “foglia di fico” per approvare decisioni irresponsabili».