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Cina. Rimosse le croci dai tetti di almeno 26 chiese cristiane

Secondo quanto riporta Bitter Winter – periodico online sulla libertà religiosa e sui diritti umani in Cina, pubblicato quotidianamente dal Centro Studi sulle nuove religioni (Cesnur), con sede a Torino (Italia) –, dopo aver allentato le misure di quarantena per contrastare il COVID-19, il Governo comunista cinese ha intensificato la repressione delle chiese protestanti statali, rimuovendo le croci dai tetti di almeno 26 chiese appartenenti alla Chiesa delle Tre Autonomie nella provincia sud-orientale dello Jiangxi. In particolare nella contea di Yugan, dove oltre il 10% del milione di persone che vi vivono sono protestanti, le autorità hanno chiuso almeno 48 chiese e luoghi di incontro tra il 18 e il 30 aprile scorso. 

Secondo la World’s List di Open Doors Usa, la Cina è considerata uno dei peggiori paesi al mondo per quanto riguarda la persecuzione dei cristiani. L’organizzazione nota che tutte le chiese sono percepite come una minaccia se diventano troppo grandi, troppo politiche o invitano ospiti stranieri.

Le chiese che sono al di fuori della Chiesa delle Tre autonomie (è la chiesa protestante unitaria istituita nel 1951 e strettamente controllata dal Partito comunista cinese che ne nomina i responsabili e i pastori) sono considerate illegali e, pertanto, sono perseguitate più severamente.

Gina Goh, responsabile regionale l’International Christian Concern per il sud-est asiatico, ha recentemente affermato che la Cina ha chiaramente ripreso la repressione del cristianesimo dopo che la minaccia rappresentata dalla pandemia di coronavirus si è ridotta. «Nelle ultime settimane, abbiamo assistito a un numero crescente di demolizioni di chiese e sanzioni in tutta la Cina, mentre i raduni delle chiese domestiche continuano a subire interruzioni e molestie. È deplorevole che le autorità locali non solo abbiano condotto questo raid senza una procedura adeguata, ma abbiano dispiegato un uso eccessivo della forza contro i membri delle chiese», ha affermato Goh.

La repressione delle chiese è in atto da prima dell’inizio della pandemia. David Curry, presidente e amministratore delegato di Open Doors Usa, durante un viaggio di accertamento in Cina giorni prima che il COVID-19 emergesse dalla provincia di Wuhan, ha testimoniato in prima persona come «il governo cinese sta usando la sorveglianza di massa e la costruzione dei dati per monitorare e punire i cittadini che scelgono di frequentare la chiesa o condividere materiale religioso».

«La chiusura forzata di migliaia di chiese e la rimozione di croci dagli edifici sono ormai tattiche ordinarie da parte del governo cinese al fine di limitare, se non di estinguere, la pratica cristiana», ha scritto ancora Curry in un editoriale per The Christian Post. Anche le azioni di aiuto e solidarietà per contrastare il coronavirus messe in campo in questi mesi da cristiani sono state fortemente ostacolate dal regime.

 
Foto: chiesa cristiana a Pechino