800px-george_floyd_mural_mauerpark_berlin_2020-05-30_01

Le due Americhe

Da mesi ormai i telegiornali americani, quando parlano del Covid-19, sono ossessionati dai numeri, soprattutto quelli dei morti.  Il Presidente Trump già da marzo parlava di numeri ed è andato avanti con le previsioni, traguardi regolarmente sorpassati ogni settimana. Tutte le sere i giornalisti televisivi hanno comunicato i conti aggiornati delle vittime e delle nuove infezioni, spesso illustrando i dati con tabelle e grafici, finché si è raggiunta la cifra di 100.000 vite perse. Forse tutti questi sforzi di quantificare il fenomeno davano al presidente il senso (illusorio) di avere controllo della situazione.

Domenica 24 maggio il Consiglio nazionale delle chiese statunitensi ha messo in onda un culto ecumenico e multiculturale con un titolo tratto da Ecclesiaste: “Un tempo per piangere”.  Il sottotitolo contiene un elemento numerico ma un’enfasi molto diversa: “100.000 lacrime”. Un aspetto centrale è stato proprio la perdita di tutte queste vite e le famiglie devastate dal lutto.

Nel culto si seguono delle letture bibliche, commenti e preghiere a piu’ voci, ad opera di pastori e pastore di diverse denominazioni, molte di loro persone di colore. Verso la fine del culto, le voci tacciono e inizia a scorrere un elenco con i nomi delle persone uccise dal virus, con un sottofondo musicale. In questo culto non siamo piu’ nel regno dei numeri e delle rappresentazioni grafiche ma in quello di persone e dei loro nomi.  Persone amate dai loro cari.  Il culto era semplice e serio. Ha provocato delle lacrime, ma come in ogni funerale cristiano, siamo stati portati verso la speranza e ci siamo ricordati dell’amore fedele del nostro Signore.

Per chi scrive, questo culto di memoria e testimonianza fa parte di una tradizione americana della fede cristiana che ci esorta a riconoscere gli altri come figli e figlie di Dio, a proteggere gli emarginati e vulnerabili e a cercare giustizia per tutti. Una tradizione questa che per secoli ha dato spunto ai movimenti per portare avanti libertà e giustizia. Si tratta anche di una tradizione che aiuta i membri di chiesa a trovare speranza nelle scritture predicate e ricevere conforto e sostegno gli uni dagli altri nella comunità. 

Ma il giorno dopo, il 25 maggio, abbiamo visto un lato ben diverso del paese, un lato che può generare solo ripugnanza e vergogna in noi.  Abbiamo visto un filmato di un poliziotto bianco, in pieno giorno, con totale disinvoltura, uccidere un afroamericano, già in manette sdraiato per terra, mentre la vittima ripeteva, «non posso respirare»! Il poliziotto è rimasto per 8 minuti con il ginocchio sul collo della vittima, mentre i suoi 3 colleghi sono rimasti lì, in silenzio a guardare.

Mentre il culto della domenica ci lasciava con un senso di speranza e pace, gli orrori del giorno dopo ci ha obbligato di vedere il degrado profondo della società e della civiltà’ americana. Com’era possibile questa sempre più visibile caduta morale in un paese dove una percentuale importante della popolazione va regolarmente al culto?

E’ in che modo possiamo leggere il significato di quei numeri citati in apertura, quei 100,00 morti in un paese ricco e tecnologicamente avanzato? Che cosa è andato storto? Trovo interessante il fatto che i due paesi che stanno gestendo peggio le risposte al virus e che hanno fallito in un modo clamoroso nel proteggere i loro cittadini sono le due “grandi” democrazie di tradizione anglosassone, gli Stati Uniti e Gran Bretagna . 

Gli storici nel futuro si metteranno a studiare il perché ma vorrei offrire loro  possibili linee di ricerca: le grandi e crescenti disuguaglianze fra cittadini, frequenti e manifesti esempi di ingiustizia, e due governi che hanno scelto di indurire i loro cuori per non sentire le chiamate alla compassione e alla giustizia. I profeti dell’Antico Testamento hanno avuto molto da dire su atteggiamenti e comportamenti simili e sulle loro conseguenze.

Forse adesso, piu’ che mai, occasioni come il culto del 24 maggio sono utili per ricordare agli americani quell’eredità di fede cristiana che ci comanda di riconoscere gli altri come figli e figlie Dio, di proteggere i vulnerabili e d’insistere su giustizia per tutti e tutte. E’ essenziale ricordare queste cose oggi mentre vediamo molte città americane in fiamme.