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Brescia: le fedi e l’impegno del ricordo

La preghiera contemporanea da parte delle varie confessioni religiose, nell’isolamento da Covid19, si è intrecciata con un dovere civile: la città di Brescia ha ricordato, alle 10,20 di ieri mattina, la strage di piazza Della Loggia, la bomba neofascista che fece 8 morti e 102 feriti mentre si stava svolgendo una manifestazione sindacale: solo nell’estate 2017 si è arrivati a una sentenza definitiva della Cassazione, che ha sancito due ergastoli, ma alcuni punti restano oscuri tuttora. Ciò che invece è ben chiaro è la consapevolezza di una città che fu ferita nella sua anima profonda.

«Il 28 maggio 1974 mia madre e io eravamo in piazza – scriveva tre anni fa Laura Micheletti per Riforma.it, – a manifestare, lontane l’una dall’altra, entrambe siamo state sfiorate dalla morte. Infatti mamma, fortemente impegnata nel sindacato scuola e grande amica di tutti gli insegnanti morti quel giorno, giunse tardi per un contrattempo e non si unì ai suoi colleghi, amici e compagni di lotta. Era dall’altro lato della piazza al momento dello scoppio». E ancora: «quella condivisione ha creato un legame durato decenni»: la vita della città è stata modificata profondamente, una città che anche quest’anno ha voluto ritrovarsi, anche facendo i conti con le restrizioni imposte dall’emergenza-Covid19.

A seconda dell’appartenenza religiosa, seguendo un’idea che è stata lanciata dai Consigli di quartiere, e dall’associazione interreligiosa Dosti, le religioni hanno preso un’iniziativa comune: sono state recitate delle preghiere oppure dei mantra; i cittadini musulmani hanno potuto ascoltare un “richiamo alla preghiera”, altri interventi sono stati previsti dalla comunità induista con l’utilizzo delle foto dell’epoca; le chiese erano state invitate a suonare le campane all’unisono. Il centro culturale islamico ha prodotto una serie di messaggi video, anche da parte di giovani, sulla consapevolezza della necessità di ricordare un evento tragico perché non si riproduca.

«Il nostro tempio non ha campane – dice la pastora Anne Zell della chiesa valdese –, e in ogni modo, come protestanti, siamo sempre attenti a non mettere un’impronta religiosa sulle ricorrenze civili. Ma naturalmente, proprio come cittadini, non possiamo non essere al fianco di tutti gli altri nel ricordo. In particolare in questo anno così difficile, segnato dalla pandemia e dall’isolamento forzato, si è avvertita molto forte l’esigenza di una solidarietà vera nella cittadinanza e si è affermata, una volta di più, l’importanza della collaborazione tra le religioni. Abbiamo invitato i nostri membri di chiesa a mettersi in preghiera o a mandare dei messaggi o a stare in raccoglimento. Ed è importante e significativo che si siano sentiti così coinvolti tanti di quelli che chiamiamo i “nuovi italiani” fra i nostri concittadini».