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L’assassinio in diretta

Minneapolis 2020. Ben lontani dal 1954 che sanciva, per legge, la fine della segregazione razziale.

George Floyd, afroamericano di 46 anni, muore lunedì scorso (in seguito a un controllo della polizia menre era nella sua auto) dopo essere stato ammanettato e bloccato a terra da un ufficiale di polizia, il quale, per interminabili minuti, oggi documentati grazie a un video amatoriale che non lascia spazio a dubbi sull’accaduto, preme il suo ginocchio sul collo della persona a terrà, malgrado le suppliche di questa – e delle persone presenti – che affermava di non poter respirare, implorando l’agente di smetterla.

Le riprese surreali, terribili, strazianti, (otto interminabili minuti) dell’accaduto ritraggono l’agente di polizia impassibile e impettito nella sua divisa ufficiale da «tutore della legge», quasi estraneo alla terribile azione che sta commettendo, come se non fosse lui in quel momento a compierla in prima persona. L’agente di polizia non allenta mai, neanche per un solo secondo, la pressione esercitata al collo della persona a terra. 

Neanche quando Floyd, privo ormai di conoscenza (forse già morto e con un evidente rigolo di saliva alla bocca che segnala l’estrema gravità delle sue condizioni fisiche) viene finalmente caricato sulla barella portata via da alcuni operatori sanitari giunti in ambulanza. 

Una scena straziante che sta facendo il giro del web.

Il video ritrae il tragico fatto e le persone a lato strada che, invano, cercano di fermare i noncuranti agenti di polizia americana (almeno quattro) e di avvertirli della gravità della situazione.

Un solo agente, in un frame di quel terribile video, si avvicina al collega (tutti i presenti sperano in un suo intervento, e così chi osserva il video per la prima volta), al ginocchio del poliziotto impassibile, e sotto gli occhi imbarazzati e increduli di tutti i presenti, ha solamente una «premura»: sentire il battito cardiaco (al collo, per ironia della sorte) dell’uomo costretto a terra, rendendosi probabilmente conto che questo è ormai cessato. Questo, forse, spiega il perché all’arrivo dell’ambulanza Floyd (molto probabilmente già morto anche se la tesi ufficiale ne accerterà la morte in ospedale) è stato caricato sulla barella e trasferito dentro l’ambulanza senza alcun intervento di primo soccorso, ma solo portato via.

Gli agenti, mai intervenuti per fermare il collega impettito e dal ginocchio pesante (due tra loro già sotto inchiesta), dopo aver dissuaso i cittadini presenti a proseguire con le loro richieste di giustizia e portata via la minaccia (un uomo inerme), come se nulla fosse accaduto decidono di risalire sulle loro auto di servizio.

L’F.B.I. ha immediatamente aperto una indagine. L’ufficiale e i tre colleghi presenti sono stati subito sospesi dal servizio, e forse, già da tempo, non avrebbero dovuto neanche indossare una divisa, oggi invece, e ancora una volta, disonorata. Le indagini, come si è soliti dire, sono in corso. Anche se il video è più che eloquente. Tutti ora confidano nella giustizia.  

«Un’ingiustizia commessa in un solo luogo è una minaccia per la giustizia in ogni luogo». Martin Luther King.