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Facebook oscura Giustino di Radio Radicale

«Sono l’unico corrispondente italiano che dal 2010 per Radio Radicale documenta tutto quel che accade in Turchia […]», afferma Mariano Giustino denunciando che ormai da oltre un mese è in atto una censura nei suoi confronti: l’oscuramento della sua pagina Facebook. «Probabilmente perché i commenti e i contenuti erano sgraditi al governo turco». 

La denuncia è stata pubblicata sul sito per la libertà d’informazione Articolo 21

«L’archivio del mio profilo Facebook, così come quello di Radio Radicale – ricorda il giornalista –, racconta una parte importante della storia recente della Turchia e costituisce una produzione preziosa del lavoro che ho svolto in questi ultimi dieci anni, essendo stato testimone di tutti gli eventi più significativi avvenuti nel Paese che quotidianamente ho documentato».

Una denuncia, quella di Giustino, che non stupisce. Il giornalista, infatti, racconta un Paese nel quale se medici e giornalisti si esprimono sul governo in modo non gradito possono essere arrestati. Come avvenuto in questi tempi di coronavirus. 

Denunce in questo senso sono giunte da più parti. 

Amnesty International, ad esempio, afferma che in Turchia «il continuo stato d’emergenza ha fatto da cornice alle violazioni dei diritti umani. Il dissenso è stato represso in modo spietato colpendo, tra gli altri, giornalisti, attivisti politici e difensori dei diritti umani».

Il governo turco fino a metà marzo ha sempre negato che ci fossero contagi da coronavirus nel Paese. Poi, come ha ricordato anche l’Espresso, «Ha iniziato ad arrestare chi criticava la linea e i silenzi dell’esecutivo. 410 sono le persone attualmente trattenute in carcere con motivazioni legate all’epidemia».

Per ora al giornalista italiano è stata oscurata «solamente» la sua pagina social personale. 

«Mi ritengo vittima di un provvedimento ingiusto e discriminatorio – prosegue Giustino – che danneggia la mia persona e la mia attività di corrispondente per Radio Radicale; dal momento che un mio diritto umano fondamentale è stato violato, la libertà d’espressione».

La scomparsa della pagina social del giornalista è avvenuta dopo la pubblicazione di un post diffuso dal reporter sulle sue piattaforme Twitter e Facebook e dove egli raccontava della liberazione di un membro della criminalità turca avvenuta la notte del 15 aprile. 

Una liberazione resasi possibile grazie alla nuova legge che in Turchia ha riformato «l’esecuzione penale varata col pretesto del Coronavirus e del sovraffollamento».

Una legge «di parte», prosegue l’inviato italiano, e «definita dall’opposizione e dalle organizzazioni dei diritti umani “ingiusta e crudele” perché non prevede alcun beneficio di sconto di pena per i giornalisti, per i politici d’opposizione, per gli attivisti per i diritti umani, per gli avvocati, per tutti coloro che hanno osato criticare Erdoğan e il suo governo».

Il post che ha preceduto di poche ore l’oscuramento della pagina da parte di facebook recitava: «Carceri #Turchia. Questa notte, grazie alla legge sull’esecuzione penale è stato rilasciato un membro della criminalità Alaattin Çakıcı, appartenente ai Lupi Grigi. La legge concede la riduzione di pena per 90 mila prigionieri, ma non per giornalisti, politici di opposizione e attivisti per i diritti umani».

Giustino ha chiesto spiegazioni alla sede centrale di Facebook di Palo Alto, a quella italiana e direttamente all’amministratore delegato Mark Zuckerberg.

Ora è in attesa di un intervento della Magistratura italiana. 

Nel frattempo il presidente della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) Giuseppe Giulietti ha sollecitato il governo italiano e ha chiesto il coinvolgimento attivo del ministero degli Affari Esteri affinché si possa far luce sul comportamento inaccettabile del social media.

Antonio Nicita dell’Agcom, su esposto della Fnsi, è intervenuto per chiedere al governo «di adoperarsi con urgenza affinché sia posta fine alla censura del profilo del giornalista».

La Turchia risulta essere tra gli Stati ultimi in classifica in tema di libertà di stampa (rapporto stilato da Reporter sans Frontières) trovandosi al 154° posto. 

Anche l’Italia ha la febbre alta con il suo 41° posto. 

Tuttavia questa finestra di libertà ci permette ancora di denunciare – così come facciamo anche per l’Italia – ogni restrizione alla libertà di stampa, civile e umana.

La redazione di Riforma è vicina al collega di Radio Radicale Giustino.