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L’attualità del pensiero di Reinhold Niebuhr

Il dibattito culturale concernente Reinhold Niebuhr (1892-1971) e la sua influenza sul pensiero religioso e politico degli Stati Uniti riemerge e si attenua a fasi alterne. L’interesse per Niebuhr, che si era riacceso durante la presidenza Obama, sembrava essersi interrotto bruscamente con l’elezione di Trump, che sembrava annullare ogni validità alle analisi niebuhriane.

In realtà, la recente pubblicazione in italiano – a pochi mesi dalle nuove elezioni presidenziali – del libro di due studiosi americani, Peter B. Josephson e R. Ward Holder*, ripropone l’attualità del pensiero teologico-politico di Niebuhr anche per l’era di Trump e per l’America dei prossimi anni. In Realismo cristiano e politica statunitense. Reinhold Niebuhr alla prova della pratica di governo, l’obiettivo esplicito degli autori è quello di spiegare «il collasso del revival niebuhriano nella vita pubblica» (p. 9) dell’era Trump. Prima di affrontare questo tema, presentano un profilo biografico di Niebuhr (cap. 1), le basi teologico-politiche del suo pensiero (cap. 2), il suo “realismo cristiano”, fondato sulla sua antropologia teologica, alle prese con i problemi economici e di giustizia sociale (cap. 3) e con la politica estera americana (cap. 4). 

Dopo la ricostruzione dell’evoluzione delle concezioni etiche e politiche di Niebuhr basata non solo sulle opere principali, come Uomo morale e società immorale (1932) e The Irony of American History (1952), ma anche sui numerosissimi articoli occasionali, nel cap. 5 («Il pubblico americano nel 2016») gli autori cercano di spiegare perché «nel 2016 molti elettori americani si rivolsero a candidati che erano quanto di più lontano si potesse immaginare dalla visione dell’arte di governare propria di Niebuhr» (p. 187). I sondaggi effettuati prima e dopo le elezioni del 2016 indicarono che tra questi elettori si posizionò la maggioranza dei cristiani evangelici bianchi, un dato apparentemente sorprendente se si considera quanto «lo stile di vita, i valori e il carattere di Trump» (p. 226) fossero (e siano) lontano dai fondamenti della fede evangelica. Secondo Josephson e Holder, la spiegazione risiede nel fatto che «[il] moderno evangelismo politico somiglia più a un gruppo di pressione in lizza per cogliere obiettivi politici propri che non a un gruppo religioso preoccupato di diffondere la verità evangelica» (pp. 227-8); per “moderno evangelismo politico” gli autori intendono quel “movimento evangelico fondamentalista” che «è diventato semplicemente un’altra ala secolare del Partito repubblicano» (p. 229), ma è ben distinto dall’evangelicalism moderato e progressista (per una prospettiva storica su questa distinzione, si veda George M. Marsden, Understanding Fundamentalism and Evangelicalism,Eerdmans, Grand Rapids, MI 1991). Niebuhr considerava la sovrapposizione di interesse nazionale e volontà di Dio, patriottismo e religione operata dall’evangelismo politico conservatore una “commistione idolatrica” (p. 238).

Partendo da Niebuhr, questo libro offre molti spunti di riflessione sulla politica americana e quindi è un’utile lettura per questi ultimi mesi di campagna elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo novembre.

Un’osservazione finale. Per il lettore italiano, sarebbe stato utile aggiungere alla bibliografia un riferimento alla ricezione di Niebuhr in Italia e a studi come quello di Luca G. Castellin, Il realista delle distanze. Reinhold Niebuhr e la politica internazionale (Rubbettino, 2014).

* P. B. Josephson – W. Holder, Realismo cristiano e politica statunitense. Reinhold Niebuhr alla prova della pratica di governo. Milano, Unicopli, 2020, pp. 277, euro 16,00.