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Il mondo oltre la violenza

I primi giorni di maggio 2020 è uscito su diversi canali Twitter un video sconvolgente. Le immagini dell’omicidio di Ahmaud Arbery, un ragazzo afroamericano di 25 anni avvenuto il precedente 23 febbraio a Brunswick, Georgia. Nel video registrato con la fotocamera di un cellulare. Nel bel mezzo della sessione di jogging per le strade del quartiere, Arbery viene aggredito verbalmente da Gregory McMichael e il figlio Travis che lo colpiscono per tre volte il corpo del ragazzo a distanza ravvicinata con un fucile. Sono serviti ben quattro mesi di tempo per far sì che il video emergesse essendo disponibile alle autorità. La famiglia e l’opinione pubblica rassegnate dinanzi all’evidenza dell’ennesimo atto di violenza di carattere razziale, hanno preteso la verità e l’intervento della legge.

Avere 12 anni ed essere l’ultima di tanti fratelli è un’esistenza già difficile di per sé. Ma Violet Rue Kerrigan ha la fortuna di essere la più adorata del papà e di avere una famiglia solida, unita che non la fa mai sentire sola nella piccola cittadina dello Stato di New York.
Ciò che Violet non sa riconoscere è l’atmosfera reale che aleggia tra le mura di casa. Una famiglia grande e solidale ma anche piena di crepe e di ombre. Una madre che preferisce non vedere, un padre che porta il disagio a casa insieme alle sbronze e alle brutte parole e dei fratelli maggiori che della violenza hanno fatto un modo di vivere, un’abitudine.
E sarà normale per tutti i componenti della famiglia coprire l’omicidio di un ragazzo afroamericano massacrato di botte da parte dei fratelli di Violet.

Joyce Carol Oates (Lockport, 1938) ha ottantadue anni e nei più di 100 romanzi che ha scritto è riuscita a raccontare sempre storie profonde e piene di spunti sulla realtà. E anche nella storia della piccola grande Violet non si è risparmiata. Ho fatto la spia (La Nave di Teseo, 2020) è uno squarcio aperto sulla cultura americana e non solo. Argomenti quali razzismo, femminismo e violenza vengono esposti alla luce della storia della protagonista 12enne che a un certo punto si troverà a dover scegliere.
La letteratura e il linguaggio della Oates riescono a narrare al meglio l’atrocità della violenza che si fa norma e di un mondo che confonde l’omissione con la protezione. Al centro, una ragazzina che inciampando nel presente, si trova a confessare le origini di un omicidio subendone le conseguenze.

Violet denuncerà i fratelli facendosi carico delle responsabilità di una famiglia disfunzionale e terrificante. Per questo verrà cacciata di casa con l’accusa di traditrice e dovrà costruirsi una nuova vita. Lo farà accompagnata dalla paura, la maledizione dell’abbandono, la fragilità e le esperienze di violenza e autodistruzione della strada. Quella di Violet è una vita spezzata, una rinascita faticosa ma necessaria per sopravvivere. Uno sguardo lucido e doloroso sul presente. Il percorso tortuoso del bene sui mali odierni e sulle lotte quotidiane che donne e minoranze ogni giorno devono affrontare e vivere.

Ho fatto la spia, Joyce Carol Oates, La Nave di Teseo, 416 p, 19 euro