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La lunga vacanza dei bambini

Lasciati indietro, compatiti, chiamati in causa nelle discussioni e nell’indignazione dell’opinione pubblica. Il mondo dei bambini e dei ragazzi ha subito uno scossone gigante a seguito dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19. 
Trovatisi davanti a un isolamento improvviso, a seconda dei sondaggi, interviste e reportage, la maggior parte tra bambini e ragazzi ha reagito manifestando noia e insofferenza iniziali per poi recuperare spiragli di creatività e divertimento rispetto alle loro abitudini insoliti ma comunque efficaci. Tantissime le attività, stimoli, giochi, iniziative sono state lanciate e trasmesse online e col passaparola. Tra le tante #colorailcorona, Colora i Musei con la corona in testa, CiStoDentro.

Come aiutare i più piccoli

«Ogni volta che si verifica un cambiamento il sistema soffre uno stress, l’adulto ci mette di più a superarlo, i bambini meno», dichiara Elena Nava, ricercatrice in psicologia dello sviluppo all’università di Milano.
Tra i 2 e 5 anni i bambini sono in piena fase di cambiamento, la parte della socialità con gli altri è importantissima per l’apprendimento. Lo strumento più importante per crescere e per sviluppare le capacità relazionali. Una realtà che si è completamente interrotta dai primi di marzo del 2020.
L’assenza di attività fisiche e motorie è un’altra grande assenza nella quotidianità dei bambini, abituati a crescere in ambienti ricchi di stimoli (scuola, parco, sport) in cui sfogarsi e prendere ispirazioni.
Eppure la cosa di cui i bambini hanno avuto più bisogno nel bel mezzo del lock down è stata la sicurezza, la tranquillità emotiva da parte delle figure di riferimento e la chiarezza di ciò che si stava affrontando. Così in aiuto dei genitori sono arrivate tantissime realtà che hanno messo a disposizione dei video e delle linee guida per affrontare il discorso nel migliore dei modi: i fumetti della Federazione Italiana Medici Pediatri, i famosissimi Me contro Te o addirittura una filastrocca divertente e facile da imparare.

Scuola: tra famiglia e didattica a distanza

Sono poco più di un miliardo e mezzo gli studenti che nel mondo hanno smesso di andare a scuola. Tra loro molti, in questo periodo, rischiano di interrompere il percorso educativo o di portarlo avanti con irregolarità. In Italia gli studenti sono dieci milioni, nove dei quali si dividono tra scuola primaria, e scuole medie e superiori. Quelli che frequentano l’infanzia e il nido sono invece un milione.
A seguito delle disposizioni sanitarie le restrizioni di questa attualità porterà delle conseguenze storiche, creando una vera e propria “generazione covid”, una generazione caratterizzata dalla mancanza di opportunità e da emarginazione.
Essendo ancora l’istituzione che determina i ritmi di una famiglia con bambini e ragazzi, la scuola e le attività ad essa collegate hanno dovuto reinventarsi. La didattica a distanza, pur essendo un’iniziativa che si è rivelata straordinariamente utile, non riesce ad essere efficace sia a livello pratico (intorno al 27% degli studenti ad aprile 2020 dichiarava di non avere a disposizione i mezzi adatti o la Rete per potersi collegare) sia a livello umano (gli insegnanti che propongono lezioni via web hanno dichiarato che lo scambio con il gruppo, in termini di relazione, attenzione e rendimento, è cambiato drasticamente diminuendo gli effetti positivi della “classe”).
Una problematica, che al di là di delle differenze tra il Nord e il Sud del Paese ha costretto i singoli – genitori, docenti, rappresentanti di classe – a doversi arrangiare da soli. Con molte fatiche e poche certezze sul futuro (non solo scolastico) dei bambini.

#noncisiamo, quando l’assenza dello Stato si fa petizione

«Dopo oltre un mese dall’inizio del lockdown NON CI SIAMO nei pensieri del governo. Impensabile che non stiano lavorando a soluzioni alternative alla scuola, oltre alla temporanea didattica a distanza, che tenga conto delle necessità di socializzazione dei bambini e di quelle lavorative dei genitori».
Francesca Fiore e Sara Malnerich sono due mamme torinesi che per prime si sono chieste cosa accadrà nella vita dei figli e dei genitori che dovranno rientrare alle loro attività professionali nel post lockdown. #Noncisiamo è una campagna nata per ricordare al governo l’assenza di prospettive per le famiglie e proporre delle soluzioni per superare la contraddizione a cui molti genitori sono costretti a sottostare: “lavoro aperto e scuola chiusa”.