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Afghanistan: l’attacco all’ospedale e la bomba al funerale

«Sconvolgente. Non ci sono altre parole per descrivere l’attacco al nostro reparto di maternità nell’ospedale Dasht-e-Barchi a Kabul. Sono stati presi di mira donne e bambini in uno dei momenti tra i più vulnerabili nella vita. Purtroppo piangiamo la perdita di diversi pazienti e di almeno un collega del nostro staff locale afghano rimasto ucciso. Siamo devastati da un atto insensato di violenza che condanniamo con forza», così ha scritto ieri su Facebook, oggi anche sul suo sito, l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere pochi istanti dopo l’attacco che ha causato la morte di almeno 15 persone. Un attacco, quello all’ospedale afghano di Kabul, appreso dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) con profonda tristezza e amarezza.

Tra le 15 persone uccise ieri si contano almeno due neonati ed è alto il numero di feriti. L’episodio di Kabul, purtroppo, è stato accompagnato da un altro vile atto terroristico avvenuto nella provincia di Nangarhar: un attentato suicida che ha provocato la morte di almeno 25 persone e ne ha ferite 68; la maggior parte di queste stava partecipando a un funerale di un comandante della polizia locale.

«Queste tragedie “gemelle” che hanno preso di mira persone innocenti e nei momenti più vulnerabili della vita e della morte di ogni persona sono strazianti – ha detto il segretario generale facente funzione del Cec, Ioan Sauca –. Privare i neonati e le loro madri della loro vita e attaccare le persone che commemorano la vita di un membro della comunità al funerale, sono macchie indelebili per la nostra umanità», ha affermato Sauca. 

«Il Consiglio ecumenico elle chiese deplora ogni atto di violenza come quelli avvenuti ieri in Afghanistan e prega con forza affinché possa giungere il conforto di Dio a coloro che sono stati colpiti da questi brutali atti. Possano coloro che sono in lutto per queste tragedie raccogliere l’amore di Dio e ricevere la pace che egli infonde anche in mezzo al dolore», ha detto Sauca.

Questi attentati, purtroppo, seguono una lunga serie di violenze avvenute nella Regione ma arrivano poco dopo l’accordo preliminare di pace siglato tra i Talebani e gli Stati dello scorso febbraio; un accordo che si sperava potesse porre fine a due decenni di guerra nella Regione.

«Questi attacchi – prosegue Sauca – rappresentano una grave battuta d’arresto agli sforzi di pace intrapresi e giungono in un momento in cui c’erano reali segnali per una pace possibile. Inoltre l’attuale situazione che vede in corso la pandemia globale nella quale è evidente la fragilità umana come quella sanitaria e che ha visto lanciare dall’Onu un appello globale per la pace nel mondo, rende questi attacchi ancora più spaventosi», conclude Sauca.

Foto: © MSF/FREDERIC BONNOT