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Artigianato in grande difficoltà

L’artigianato è di certo un altro settore che esce in ginocchio dalla crisi del Covid-19.

Oltre alle attività ancora chiuse nei primi giorni di maggio come estetisti e parrucchieri e altre attività rivolte alla cura delle persone, il problema, in caso di riapertura è sempre lo stesso; non si sa in che condizioni si potrà riaprire.

Ma andiamo con ordine.

La maggior parte degli artigiani sono stati chiusa a metà marzo, col primo decreto. Soltanto alcuni operatori hanno potuto lavorare pur nel solo regime di emergenza, dunque per le piccole e urgenti riparazioni. Intanto però anche questo settore ha scontato i problemi comuni ad altri, in primis gli affitti dei locali da pagare. Se poi si trattava di ditte giovani, magari all’inizio di attività, ci si è trovati non solo col mutuo (che è stato possibile rinviare) ma con l’impossibilità di incassare e dunque entrando in fase di vera e propria povertà.

«Siamo a rischio di tenuta sociale del sistema – segnala Marco Barale della Cna di Pinerolo –; nel campo dei servizi alla persona c’è un forte rischio di concorrenza sleale, con persone che lavorano in nero a domicilio. Pasticcerie, gelaterie, come ristoranti o agriturismi e alberghi sono stati, e sono ancora per la ristorazione, chiusi, dunque senza alcun incasso».

Per alcune categorie si parla di riapertura solo al 1° giugno…

«La situazione si fa drammatica; più il tempo passa e più le cose peggiorano. Soprattutto mancano le linee guida sul come comportarsi dopo la riapertura, sempre che il virus non riprenda a circolare dopo le prime due settimane di “Fase 2”. La Cna nazionale sta approntando delle linee guida, anche tenendo conto delle indicazioni scientifiche, ma non abbiamo ancor riscontri ufficiali».

Un altro grosso interrogativo riguarda la disponibilità a tornare a fare acquisti in loco dopo essersi abituati ad acquistare on line..

«È un rischio molto grosso e come Cna ci apprestiamo a fare delle campagne di comunicazione mirate: se non riusciamo a far ripartire l’economia locale sarà durissima. Bisogna comunicare l’importanza di acquistare i prodotti del e dal territorio. Questo fa sorgere un’altra domanda: ci sarà ancora qualcuno in grado di spendere per andare a mangiare al ristorante?».

Un settore già in difficoltà da anni è quello dell’edilizia; l’emergenza non ha che acutizzato i problemi. Ora il comparto ha potuto riaprire, ma restano le incertezze sulle modalità, sulle distanze fra i lavoratori in cantiere; e sull’approvvigionamento dei materiali. Una mano potrà senz’altro darla l’annunciato sostegno col bonus ristrutturazione.

Ma il mondo dell’artigianato è fatto di tante sfumature, di situazioni che bisogna vivere nella realtà quotidiana…

«Ho passato due mesi a fare soltanto piccole riparazioni – ci dice Claudio, idraulico in val Pellice –: e con questi piccoli interventi non si va lontano. Finché non partono in modo deciso i cantieri il nostro settore è in ristagno totale». Sempre con un occhio particolare alle condizioni di lavoro: mascherine certamente utili come protezione ma con cui è difficile convivere se si lavora in un cantiere; bagni da sanificare di frequente e con gestione complessa se vi sono più persone nello stesso luogo di lavoro. La necessità di avere più bagni se ci si trova in un cantiere dove magari vengono anche persone a visitare gli alloggi in costruzione in vista di un possibile acquisto.

Discorso a parte e molto delicato, riguarda la attività appena avviate o in fase di cambio di gestione; «A inizio anno – confida Paolo (nome di fantasia) ho ceduto la mia storica attività a un mio ex apprendista. Avevamo un accordo per cui ogni mese il subentrante mi avrebbe dato una quota per l’attività. In realtà ora è tutto fermo: io contavo su quei ratei per integrare la pensione non certo elevata e il mio successore aveva buone prospettive… Il rischio ora è che io stesso debba dargli una mano in questa fase di avvio davvero difficile».