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Invasione sì, ma di cattivo giornalismo

«Abbiamo scelto da tempo di non mostrare le orribili prime pagine dei giornali che hanno il solo scopo di diffondere odio e menzogne. Riteniamo sia un errore dare visibilità a quelle testate, seppure attraverso una legittima e sacrosanta indignazione», scrive Valerio Cataldi sul sito dell’Associazione della quale è il presidente: Carta di Roma. 

Fondata nel dicembre 2011 per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione – siglato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (Cnog) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) nel giugno del 2008 e che vede tra i fondatori e nel direttivo anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) -, l’associazione lavora per diventare un punto di riferimento stabile per tutti coloro che operano quotidianamente sui temi della Carta: giornalisti e operatori dell’informazione in primis, ma anche enti di categoria e istituzioni, associazioni e attivisti impegnati da tempo sul fronte dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle minoranze e dei migranti, nel mondo dell’informazione.

La prima pagina, a cui fa un riferimento esplicito Cataldi, è quella di Libero di ieri, che titolava «In Italia trentamila morti rimpiazzati con 600mila migranti». 

Per Cataldi e non solo per lui fortunatamente, ma per tanti colleghi che si occupano di informazione, si tratta di «un esempio di orrore giornalistico». 

Finito il lockdown si torna a rilanciare un’emergenza «che in effetti non c’è e con parole che richiamano all’invasione», di rifugiati, migranti e di richiedenti asilo con «un linguaggio militaresco – prosegue Cataldi –, che abbiamo tutti denunciato quando si paragonava la pandemia alla guerra ma che ritorna con grande facilità e naturalezza quando si parla di migranti».

Per il presidente, «il pericolo più grande è tornare a una dinamica che si autoalimenta fatta di ansia e parole usate male, al solo scopo di stimolare la paura. Un meccanismo devastante che sembra essere fatto apposta per ridare vigore e visibilità agli “spaventatori” che non hanno saputo affrontare in modo adeguato una emergenza reale, ma che sono maestri nel promuovere le emergenze che non sono affatto reali come l’invasione, la sostituzione etnica».

L’Associazione Carta di Roma ricorda infine che sta preparando, come ha sempre fatto, degli esposti contro le violazioni più evidenti alle regole deontologiche. 

«Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo – conclude Cataldi –, tornando anche a chiedere all’Ordine dei Giornalisti di prendere in considerazione la possibilità della radiazione di quei direttori di testata che dimostrano, reiteratamente, di disprezzare la regola base del giornalismo della ricerca della verità sostanziale dei fatti, di disprezzare la deontologia professionale, di disprezzare, in questo ultimo caso, anche il lutto ed il dolore per la perdita di migliaia di persone e di aver scelto, con grande evidenza e determinazione, di non avere nulla a che fare con il mestiere di giornalista».