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L’allarme: Zaki rischia la vita

Patrick George Zaki resta in carcere in Egitto al Cairo. È detenuto dal 7 febbraio (ufficialmente dall’8) e risale al 7 marzo il secondo rinnovo quindicinale della detenzione. Da allora, per ben tre volte, l’udienza è sempre stata rinviata, formalmente a causa della pandemia di Covid-19.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia ha espresso ieri la sua forte preoccupazione per una «situazione insopportabile e crudele», anche per il rischio di contagio da Coronavirus, «una ragione in più – sottolinea – per liberarlo al più presto». 

Filippo Sensi, deputato del Pd, in apertura della seduta della Camera dei deputati di ieri ha lanciato un nuovo appello al governo: affinché «si attivi con urgenza e per risolvere quest’assurda situazione. Ritengo – ha detto – che a ad ogni livello istituzionale debba essere espressa alle autorità egiziane la nostra preoccupazione; resasi ancora più angosciosa per la morte, qualche giorno fa, del regista Shady Habash», persona che da più di due anni era in attesa di essere processata nello stesso carcere in cui è rinchiuso Zaki.

«Patrick Zaki è ancora nel carcere di Tora, al Cairo», aveva recentemente ricordato anche Erasmo Palazzotto (LeU), presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, chiosando «Patrik soffre d’asma e l’ultima volta che ha sentito la sua famiglia respirava male. Il coronavirus ha peggiorato la situazione tanto che le autorità hanno proibito ai detenuti di vedere anche i loro avvocati. La sua vita è a rischio e non solo perché nelle mani di chi non ha alcun rispetto dei diritti umani. Il Governo italiano faccia il possibile per riportarlo a casa».

Nella vignetta, che pubblichiamo per gentile concessione di Mauro Biani, sono ritratti Patrik Zaki e Silvia Romano, la giovane volontaria milanese rapita in kenya un anno e mezzo fa (sequestrata a Chakama, 80 km da Malindi, il 20 novembre del 2018), e della quale ancora non si hanno notizie certe sulla sua sorte.