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25 aprile sotto attacco?

Ci risiamo con il 25 aprile! Non c’è festa più tormentata di questa, che dovrebbe costituire per tutti il ricordo della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e un’occasione di riflessione sull’oggi, sulle tante “liberazioni” necessarie ancora oggi su cui sarebbe possibile, come si è visto durante la pandemia, impegnarsi in modo solidale, senza far pesare più di tanto le inevitabili divisioni politiche e ideologiche.

Negli ultimi anni, invece, sono  stati spesso i “politici” ad attizzare il fuoco, da Berlusconi a Bossi, a Salvini, a Moratti…La presenza o l’assenza di membri del Governo ai grandi cortei del 25 aprile e le relative contestazioni si intrecciarono con le polemiche di partito… Non che prima le cose andassero meglio, ma erano per lo meno più chiare: al corteo e al comizio ci andavano tutti, meno i fascisti del Movimento sociale ( Msi ). C’era il cosiddetto “arco costituzionale”, dai liberali, ai socialisti, ai cattolici, ai comunisti… e soprattutto c’erano tanti fazzoletti tricolori al collo e nel cuore, la Resistenza e la Costituzione venivano prima della tessera del partito.

A dire il vero c’era anche molta liturgia e troppa retorica e non si è mai discusso seriamente sugli aspetti anche controversi della guerra di liberazione che erano stati messi in luce da un famoso e contestato libro dello storico Claudio Pavone, pubblicato nel 1991 con il titolo provocatorio «Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza». Fino ad allora il termine guerra civile veniva usato quasi esclusivamente nella letteratura neofascista. Gli ex-partigiani che avevano costituito le varie bande non potevano neanche sentire nominare la parola guerra civile. Per loro questa interpretazione faceva il paio con chi sosteneva che i ragazzi di 20 anni erano stati messi davanti ad una decisione troppo dura da prendere per loro: si trattava o di seguire Mussolini e la repubblica di Salò fino al suo disfacimento oppure di prendere la strada dei monti raggiungendo una banda partigiana, oppure ancora, terza possibilità, disertare e imboscarsi aspettando di vedere come si sarebbero messe le cose. La più facile, se non ti beccavano.

E’ interessante ricordare che fu un comunista, Luciano Violante, allora Presidente della Camera dei Deputati, a sostenere che tutte le scelte erano legittime e possibili, anche se naturalmente quella di fare il partigiano era quella patriottica, quella che continuava l’impegno dei fratelli maggiori per un’Italia unita, libera, indipendente e repubblicana, obiettivo del Risorgimento. Questa sarebbe una possibile traccia per studiare la storia; ma non è quella proposta da Ignazio La Russa che ha chiesto anzitutto di dedicare la festa del 25 ai caduti di tutte le guerre, e, solo per quest’anno, anche ai caduti da covid 19), che non erano in guerra con nessuno…

  Secondo Ignazio La Russa che, non dimentichiamolo, è vice-presidente del Senato (vale a dire il vice della seconda carica dello Stato) in occasione del 25 aprile «chi vorrà potrà listare a lutto un tricolore, scendere in strada facendo musica e cantare la canzone del Piave che da sempre le Forze Armate dedicano ai caduti di ogni guerra. Sarebbe il modo migliore – dice La Russa – per ripartire in un’Italia finalmente capace, dopo 75 anni da quel lontano 1945, di privilegiare ciò che ci unisce e ci rende tutti orgogliosi di essere italiani…»

Pensiamo solo un attimo alle scuole: non si perde occasione per sottolineare il fatto che la gran parte degli studenti ignora la storia recente (perché nessuno gliela racconta bene, con passione e coinvolgimento) e gli insegnanti stessi, non solo quelli di storia, dovrebbero saper farla diventare uno spazio di ricerca, con strumenti adeguati per capire meglio l’oggi e il domani (ad esempio i racconti autobiografici).

Che cosa provoca invece una proposta come quella di La Russa, se non ulteriore confusione? E se ne capirà ancora di meno ascoltando ciò che ha aggiunto, forse per essere attuale: cioè che da giorno divisivo, il 25 aprile dovrebbe diventare una giornata di concordia nazionale nella quale, al ricordo dei caduti di tutte le guerre si unisca, per quest’anno, quello di tutte le vittime del covid 19. Come può venire in testa un’idea di questo genere? I drammi umani e famigliari provocati da questo virus micidiale che cosa hanno a che fare con i caduti in guerra?

Caso mai si potrebbe osservare che le carenze gravi  del sistema sanitario e la sua impreparazione a sostenere imprevisti di questa portata sono state in certi casi nascoste proprio con un linguaggio militare, scrivendo di atti eroici, di infermieri e medici in prima linea , di volontari mandati al fronte, di battaglia insostenibile, di perdite….No, il medico che muore non è un caduto, ma uno che è stato costretto dalla carenza di strumentazione e di spazi adeguati,  ad operare sotto continuo rischio di contagio.

Tornando al 25 aprile, era evidente che, a causa delle limitazioni vigenti, i programmi della giornata non potevano contemplare i raduni per le consuete fiaccolate, i cortei per portare fiori sulle lapidi dei partigiani…Per ovviare in parte alla situazione, l’Anpi ha proposto iniziative varie che mantengano l’aspetto della collettività e della solidarietà, catene di ascolto nelle varie radio locali e sui social. Si esporranno bandiere e si canterà ovviamente bellaciao da balconi e terrazzi.  I neofascisti vogliono evidentemente quest’anno snaturare le cose. In vista di che? Ci dovrà essere un’altra epidemia nel 2021? E’ chiaro che il 25 aprile, dopo quello di sabato, non  sarà più lo stesso…Chi frequenta i social può sapere facilmente chi sono questi nuovi “neri”, cosa pensano e che cosa scrivono, a parte i beceri insulti ai partigiani assassini e traditori…ai messaggi più pericolosi, come “un appello di libertà dall’Italia profonda, oltre la destra e la sinistra, rompiamo la gabbia di una quarantena intollerabile” ( Roberto Fiore, di “Forza nuova”).

 E’ la logica di pescare nel torbido, chiamare alla piazza quando in piazza non c’è nessuno, strumentalizzare la quarantena per obiettivi politici, presentarsi come difensori del diritto cristiano (!?) al precetto pasquale (sostenuto anche da Salvini) fino a manifestazioni armate , come avvenuto negli Usa o al presidente brasiliano Bolsonaro che aizza un corteo dove si chiede il golpe militare con la chiusura del Parlamento.

L’attacco al nostro 25 aprile fa le sue prove quest’anno, per rivoltarsi contro la Resistenza e la Costituzione, perché «voi partigiani -leggo ancora su twitter- siete nemici degli italiani e amici dei marocchini nigeriani che spacciano e dei romeni che ti vengono in casa di notte. Ora e sempre boia chi molla»

. Il vice-ministro degli Interni, Matteo Mauri dichiara a Repubblica che «questi nostalgici delle marce su Roma approfittano della situazione di difficoltà del paese per riproporre le loro idee deliranti. Chiamano tutti in strada con pentole e fischietti contro lo Stato. Purtroppo per loro lo Stato c’è e non starà a guardare». Ce lo auguriamo.