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Il progetto Solidarité Santé alla sfida del virus

La pandemia di Coronavirus mobilita tutte le strutture sanitarie africane: pubbliche e private, piccole e grandi. 

Gli ospedali che fanno parte del progetto Solidarité Santé (Solidarietà Salute) della Cevaa, la Comunità di chiese in missione, di cui è parte attiva anche la Chiesa valdese, sono in campo nel tentativo di contenimento dell’espansione del Covid-19 nel continente africano.

Il progetto Solidarité Santé, avviato fra 2015 e 2016 e finanziato dai fondi otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia, vuole migliorare ed emancipare le diverse strutture ospedaliere gestite dalle chiese dalla Cevaa potenziando le risorse materiali, umane e finanziarie e lo scambio di competenze. Nel progetto sono coinvolti dieci ospedali di differenti paesi africani: l’ospedale protestante di Garoua-Boulai, l’Emilie Sacker e l’ospedale di Ndoungué, tutti e tre in Camerun, la clinica Dan Moser in Ghana, ma anche l’ospedale Mbereshi in Zambia, quello di Kirinda in Rwanda, l’ospedale Bethesda in Togo, lo Scott Memorial Hospital in Lesotho, l’Hopital méthodiste di Dabou in Costa d’Avorio e la policlinica Bon Samaritain in Benin.

Le strutture si impegnano a combattere il virus offrendo strumenti volti ad accrecere la consapevolezza degli utenti. Un lavoro essenziale che serve un obiettivo primario: consentire un cambiamento di comportamento e la presa in considerazione della responsabilità di ciascuno in questa lotta. Ciò passa attraverso quattro strategie.

1. Utilizzare i canali di comunicazione della chiesa per educare la comunità sul virus, su come viene trasmesso e sui suoi effetti a seconda dell’età del paziente. Siamo esposti, qualunque sia l’età. E il virus infuria ancora più gravemente nelle persone di età superiore ai 50 anni e nei malati cronici, da qui l’importanza di rispettare scrupolosamente le misure di barriera.

2. Sensibilizzare la popolazione sulle misure di contenimento. Questa strategia viene eseguita durante le sessioni IEC (Informazione Educazione Comunicazione). Si tratta di sessioni di chat educative in cui gli operatori sanitari presentano il virus, la modalità di contaminazione, la difficoltà di farsi carico dei casi e offrono domande / risposte alle persone coinvolte in modo che possano capire meglio il tutto. L’obiettivo è incoraggiare un atteggiamento preventivo, rispettando le normative sanitarie. Nelle comunità l’osservanza delle misure igieniche lascia a desiderare, come dimostra il numero di casi di febbre tifoide e parassitosi. Il rispetto delle misure di contenimenti contribuirà a ridurre la prevalenza di queste condizioni.

3. Continuare la prevenzione in ospedale. La lotta contro Covid-19 e la sua diffusione richiede anche una maggiore enfasi sulle misure igieniche: mantenere puliti i terreni dell’ospedale, i vari dipartimenti e le attrezzature di lavoro.

4. I cappellani ospedalieri sensibilizzano sulle misure di contenimento durante le preghiere mattutine, accompagnano i malati e gli operatori sanitari. 

L’attività di sensibilizzazione non è sempre facile. Il rispetto della distanza sociale è una sfida, ma la nostra parola d’ordine è: preservare il mio vicino, preservare la mia famiglia, preservarmi. Se seguo le linee guida sulla salute, se resto a casa, salvo vite.