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Essere con le altre e per le altre

In questo momento l’isolamento è una delle poche armi efficaci che ci siano per poter contrastare la diffusione del coronavirus. Eppure, qualcuno potrebbe arrivare a pagare a caro prezzo la distanza sociale e il rispetto di quell’invito a restare a casa. Le donne che subiscono violenza si vedono infatti private della possibilità di allontanarsi per cercare aiuto, sono costrette nelle mura domestiche con chi pratica gli atti violenti.

Giovedì 26 marzo si è riunita la Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere: è stato approvato all’unanimità un documento intitolato Relazione sulle possibili soluzioni per prevenire e contrastare la violenza domestica nel periodo di applicazione delle misure di contenimento del Covid-19presentato da Valeria Valente, senatrice del Partito Democratico. La richiesta che si porta al governo prevede di adottare, tra le altre, misure apposite per maggiori tutele e risorse, di pubblicizzare con più forza il numero antiviolenza 1522, di dotare di kit sanitari i centri antiviolenza. 

Al momento l’unica certezza è sui dati: molti osservatori riportano che i numeri delle denunce effettuate nell’ultimo mese siano drasticamente calati, ma occorre non confondere questa diminuzione con una riduzione delle violenze. «La violenza dei partner è aumentata, e le restrizioni aumentano la vulnerabilità», spiega Gabriela Lio, presidente della Fdei, Federazione delle Donne Evangeliche in Italia.

Ci sono inoltre diverse categorie di vittime di violenza spesso dimenticate ma su cui la Fdei intende accendere i riflettori. In primis i minori, che spesso assistono a episodi di violenza e intervengono direttamente a protezione delle madri o chiamano i numeri antiviolenza. Ci sono poi le donne in fuga da violenze e persecuzioni che non riescono a uscire dai loro Paesi a causa della chiusura delle frontiere.

Le attività della Fdei in questo momento sono sospese, ma i lavori di supporto continuano: «Cerchiamo di proporre attraverso il nostro gruppo Facebook letture, meditazioni bibliche, informazioni necessarie chiedendo di farle circolare a chi ci segue. Vogliamo cercare di far passare l’etica della cura, dell’accompagnare, del mantenere viva la speranza e la solidarietà, e soprattutto con la primavera far fiorire il futuro» racconta Gabriela Lio. Si pensa, quindi, al futuro, a cosa accadrà dopo la situazione di isolamento. «Se i nostri progetti saranno finanziati li metteremo in pratica tenendo conto dell’importanza di non abbassare la guardia. Ma contemporaneamente vogliamo affrontare le nuove necessità e la nuova risposta comunitaria: penso alle persone sole, anziane, a quelle che hanno perso una persona cara, a quelle che hanno perso il lavoro (e sono molte), penso alle donne migranti. Penso che sia importante nutrire la rete delle donne Fdei, essere con le altre e per le altre».

La Federazione delle Donne Evangeliche in Italia ha anche aderito all’iniziativa dell’Osservatorio interreligioso sulla violenza contro le donne “Il giovedì di preghiera delle donne”. Ognuno e ognuna può pregare secondo la propria tradizione ogni giovedì alle 21, «testimoniando l’importanza di essere uniti sotto uno stesso Dio, consapevoli che un momento di preghiera è respiro di speranza».

Nella foto di Laura Caffagnini la presidente Fdei Gabriela Lio