e9003535-eab1-485b-9bc2-fe4258994c02

William “Bill” Standridge: lo zelo per la Parola

Il pastore William Standridge, ma tutti lo conoscono come Bill, si è spento lunedì 30 marzo. Aveva 94 anni, di cui 72 vissuti in Italia come missionario indipendente. Si tratta di una delle innumerevoli vittime del Covid-19 nel focolaio milanese. Benché la sua base fosse stata, per quasi tutta la vita, Roma, dove ancora hanno sede la missione e la chiesa da lui fondate, Bill si era trasferito a Milano solo recentemente per trascorrere lì la sua vecchiaia. Come tutte le vittime della pandemia non ha potuto ricevere un degno saluto né dei familiari, né delle chiese.

Bill Standridge era originario di Detroit, negli Stati Uniti, figlio di un pastore battista del Nord, che era la denominazione dove sorse il fondamentalismo. Bill crebbe, durante la Grande Depressione, in questo ambiente culturale molto fervido di zelo per la Bibbia e per l’evangelizzazione, i due aspetti centrali di tutta la sua opera missionaria in Italia. Fu educato al Wheaton College, una prestigiosa università evangelica moderata, dove si laureò in psicologia. Si laureò invece in teologia quando era già in Italia, studiò in una Facoltà teologica francese perché in Italia non ne trovò una che lo soddisfacesse teologicamente. Bill ricevette anche una solida formazione spirituale attraverso una intensa relazione con Ralph Shallis.

Standridge arrivò ventenne in nave a Napoli, che fu la sua prima base missionaria per alcuni anni, poi si trasferì a Roma, dove cercò collegamenti con il Foreign Mission Board. Il contatto non andò come Bill sperava, anche perché il Dott. Moore gli spiegò la natura teologica e politica dei battisti italiani. Egli decise così di rimanere indipendente, ma trovò accoglienza presso la Chiesa dei Fratelli di via Prenestina a Roma. Il legame con la Chiesa dei Fratelli è rimasto fino ad oggi. In Italia conobbe Maria Teresa De Giustina, una ragazza trentina della Chiesa dei Fratelli, che rimase al suo fianco fino alla morte avvenuta nel 2013, portando avanti gran parte del lavoro della Missione. 

Nel 1962 Standridge fondò a Roma l’Istituto Biblico Bereano che ancora oggi svolge un poderoso lavoro editoriale, di evangelizzazione e di formazione teologica. Nel 1962 crea un gruppo di studio biblico che, nel 1967, diventa la chiesa evangelica indipendente di via Britannia a Roma, una comunità con aspetti teologici battisti e organizzativi di tipo dei Fratelli. La chiesa oggi ha preso il nome di “Berea” e opera nell’area del quartiere romano della Magliana. Non c’è mezzo che Bill e Maria Teresa non abbiano utilizzato per l’evangelizzazione, e non credo che esista una chiesa che si sia mai dedicata all’evangelizzazione come “via Britannia”. Se la comunità avesse trattenuto tutte le persone evangelizzate negli anni, forse sarebbe la chiesa più grande d’Italia.

Il pastore Standridge, a causa delle sue posizioni teologiche conservatrici e della sua opposizione ad ogni forma di ecumenismo, è stato un personaggio molto discusso nell’ambiente del protestantesimo storico legato alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Forse però non tutti sanno della lunga e profonda amicizia che legò Bill sia a Vittorio Subilia, sia ad Alberto Soggin. Il fondamentalismo del pastore Standridge era atipico, lui stesso ne parlava come di qualcosa che non gli apparteneva veramente, ma che usava come descrizione imperfetta della sua distanza dal liberalismo. La sua critica alla teologia liberale e a quella barthiana, che non intendeva distinguere, non era né infondata, né banale. Bill – grande evangelista – era allergico “ai metodi” di evangelizzazione che di volta in volta si imponevano come mode nell’ambiente evangelico, era sospettoso verso le grandi evangelizzazioni di massa, e molto perplesso sulla deriva politica del fondamentalismo americano. Il suo riferimento teologico statunitense era John MacArthur, che fece venire in Italia diverse volte, ma mostrava apertamente anche nei suoi confronti una certa distanza.

Io stesso ho avuto a lungo il privilegio della sua amicizia, soprattutto quando ero a Roma. Bill era una persona mite, moderata, gentile, accogliente, aperta, con una spiritualità puritana nel senso più nobile del termine, ma molto risoluto teologicamente. Il pastore Standridge lascia sia una traccia indelebile, sia un vuoto incolmabile, nell’evangelismo italiano per lo zelo sincero e consumante per la parola di Dio.