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L’Evangelico di Voltri, il primo Covid hospital della Liguria

Le prime parole di Barbara Oliveri Caviglia, presidente dell’Ospedale evangelico internazionale di Genova (Oeige), il cui presidio di Voltri è diventato il primo “Covid hospital” della Liguria, sono parole di gratitudine per le chiese a cui fa riferimento l’Ospedale stesso, che portano un gran sostegno morale e spirituale al personale sanitario. 
La Chiesa evangelica luterana in Italia ha lanciato la campagna di raccolta fondi Insieme contro il Covid 19 e l’Ospedale evangelico di Genova è uno dei beneficiari di questa sottoscrizione, insieme all’Ospedale evangelico Betania di Napoli e all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

«Le nostre chiese si sono attivate per sostenerci – conferma Caviglia – ma ci sono anche tante realtà fuori dal mondo evangelico che chiedono come poter aiutare. Anche la popolazione di Voltri, che all’inizio era comprensibilmente preoccupata, è al nostro fianco nella lotta quotidiana. Tocchiamo con mano affetto e aiuto commoventi nei confronti del nostro personale: dai generi alimentari a tante altre piccole e grandi manifestazioni di sostegno».

Che cosa significa essere Covid hospital?
«In termini organizzativi significa che l’ospedale è stato messo a disposizione, totalmente, dei pazienti colpiti da coronavirus. I vecchi reparti non esistono più, abbiamo dimesso o trasferito in altre strutture i pazienti che erano ricoverati. Così come le nostre vite, anche il nostro ospedale è stato stravolto: non è più quello che era un mese fa, ha cambiato totalmente la sua organizzazione. Il personale sanitario si è diviso in squadre per una formazione che è durata 10 giorni, con un medico infettivologo dell’ospedale San Martino. Una formazione fondamentale, perché nulla dev’essere lasciato al caso, tutti devono sapere che cosa fare in ogni momento e questo ha permesso di poter dare subito un’efficace risposta all’emergenza. Siamo partiti mettendo a disposizione 50 posti di cui 8 di terapia intensiva. Adesso, con uno sforzo enorme, siamo passati a una settantina di posti di media intensità, di cui molti già intensivi. Così come cambia la situazione ogni momento, cambiano anche l’assetto e l’organizzazione dell’ospedale. Vorrei ringraziare tutto il personale: l’abnegazione, il coraggio e la professionalità con cui lottano ogni giorno per tutti noi sono straordinari. C’è paura, c’è incertezza di fronte a una malattia che si conosce poco e che può avere esiti imprevedibili. Si vive quotidianamente nel dolore: sia nel vedere pazienti morire, sia per l’impossibilità di interagire con il malato, perché con le tute protettive il contatto umano diventa inesistente. La solitudine è elevata all’ennesima potenza ed è doloroso non sapere che cosa rispondere ai pazienti e alle loro famiglie. Sono condizioni che avranno delle conseguenze su tutti noi».

Sul sito dell’Oeige (www.oeige.it) si possono trovare gli estremi per eventuali donazioni a favore dell’ente.