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Chiese della Cevaa e Coronavirus

Alcune chiese membro della Cevaa, la Comunità di chiese in azione, di cui anche la Chiesa valdese è parte, hanno reso note le disposizioni rivolte alle comunità in questi tempi di Covid-19.

L’Epmb, la Chiesa protestante metodista del Benin, sembra non raccomandare ancora la chiusura dei luoghi di culto, sulla scorta delle disposizioni governative presenti al momento nel paese, in cui allo stato attuale sono due i casi accertati di coronavirus. Per cui l’invito è a :

  • prevedere dispositivi per lavaggio e asciugatura mani in tutte le chiese e istituzioni ad esse collegate
  • mantenere distanze di sicurezza fra i fedeli nei banchi nella chiesa
  • evitare ogni gesto di contatto fisico, abbracci, strette di mano in segno di pace
  • digiuno e preghiera 

In Togo, 9 i casi di Covid-19 accertati fino ad ora, la Chiesa evangelica presbiteriana (Eept) chiede la sospensione dei culti per il periodo di un mese: seguono poi le oramai note prescrizioni igieniche. La chiesa cattolica invece non sospende le attività: la conferenza episcopale scrive ai fedeli raccomandando di astenersi dallo scambio della pace e di ricevere l’eucaristia fra le mani, oltre a comunicare la rimozione dell’acqua santa all’ingresso.

Il Senegal è fra le nazioni africane attualmente più colpite, con 47 casi accertati, e il governo ha disposto la chiusura di pressoché tutte le attività, sul modello italiano. Di conseguenza la Eps, La Chiesa protestante del Senegal, ha sospeso tutti i culti e le preghiere collettive, sottolineando come i pastori rimangano a disposizioni dei fedeli per qualsiasi necessità. Radio Senegal International tutte le domeniche mattina i mercoledì sera trasmette i culti e le preghiere della componente protestante del panorama religioso del paese.

Nella Polinesia francese a seguito della conferma del primo caso di contagio avvenuto nel fine settimana sono state adottate misure restrittive volte a bloccare lo sbarco e l’ingresso sulle isole per tutti i non residenti.

La Chiesa protestante Mao’hi (Epma) al momento non chiude i battenti e ha svolto regolarmente i culti del 22 marzo e confermato i prossimi di domenica 29, limitando gli ingressi nei templi a non più di 50 persone e attenendosi a tutte le disposizioni igieniche ben note.

Il Rwanda, 17 casi acclarati fino ad oggi di coronavirus, è il primo paese dell’Africa subsahariana a chiudere tutto per quindici giorni. La Epr, Chiesa presbiteriana del Rwanda, raccomanda dunque di attenersi ovunque a tali obblighi con fede e speranza che si tratti di una soluzione provvisoria.