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Isolata con un uomo violento, il coronavirus non ha fermato la violenza

La Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei) si appella alle comunità e alle chiese per tutelare le donne vittime di violenza, soprattutto in questo tempo in cui il coronavirus e le ordinanze per contrastarlo hanno imposto di “restare a casa” anche per coloro la cui casa non è un rifugio, ma un luogo pericoloso. Lo ha reso noto questa mattina la presidente FDEI, pastora Gabriela Lio.

Ecco il testo del comunicato.

«Nei giorni d’emergenza sanitaria ci viene chiesto di rimanere a casa per la nostra e altrui sicurezza, cambiando radicalmente lo stile di vita, abitudini familiari e personali nella vicinanza e nella relazione.

Sappiamo anche che il 35% della popolazione femminile mondiale soffre violenza di genere e che una donna su tre nella propria vita è stata vittima di un comportamento violento all’interno della relazione di coppia, che provoca danno fisico, psicologico e sessuale.  Secondo la Federazione delle donne cinesi, in Cina l’angoscia dei giorni di epidemia ha aumento la tensione domestica o ha inasprito violenze già presenti.

La Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei) chiede a tutte le chiese di avere uno sguardo attento per le donne del territorio, di far sapere alle donne che continuano ad esserci dei luoghi dove poter chiedere aiuto, che sia intensificata la nostra vicinanza e la nostra preghiera.

I centri antiviolenza hanno riconvertito alcuni loro servizi per le donne, consapevoli che in momenti di crisi le dinamiche violente si acuiscono.

A livello locale i centri hanno attivato la reperibilità 24 h al giorno per l’ascolto e l’accompagnamento, hanno aperto canali chat per permettere alle donne di mettersi in comunicazione con loro.

Il 1522, numero telefonico nazionale gratuito multilingue, anche da cellulare, garantisce ascolto e assistenza in tutto il territorio, oppure si può consultare il numero unico di emergenza 112».

Al comunicato si accompagna anche un riadattamento del salmo 31, come invito alla preghiera, alla speranza, ma soprattutto alla consapevolezza, come primo passo per uscire dalla violenza.


Salmo 31

Abbi pietà di me, o Dio, perché sono tribolata, restare a casa non è una sicurezza.

L’occhio mio, l’anima mia, le mie viscere si consumano di dolore.

La mia vita vien meno per l’affanno,

i miei anni svaniscono nel pianto;

Sono costretta a restare a casa, soffro a motivo di una convivenza forzata e

la forza m’è venuta a mancare per la mia afflizione,

si logorano tutte le mie ossa.

Abbi pietà di me, o Dio, perché sono tribolata, restare a casa non è una sicurezza.

Sono isolata con un uomo violento, nulla è cambiato,

il coronavirus non ha fermato la violenza, dal mio nemico sono diventata obbrobrio,

la pandemia ha favorito in me aggressioni e violenza tra le mura domestiche.

Abbi pietà di me, o Dio, perché sono tribolata, restare a casa non è una sicurezza.

Ma io confido in te, o Dio;

io ho detto: «Tu sei il mio Dio».

I miei giorni sono nelle tue mani;

liberami dalla mano del mio nemico e del mio persecutore.