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L’unità d’Italia ai tempi del virus

«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue. Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861».

Con queste parole, che costituiscono di fatto la prima legge del nostro neonato Stato, nacque il Regno d’Italia.

Ma cosa significa oggi, 17 marzo 2020, essere italiani?

Ci penso dal divano di casa mia, e realizzo che è proprio questo il significato del mio essere italiana oggi. Restare a casa. Rispettare le regole. Essere responsabile non solo verso me stessa, ma anche e soprattutto verso gli altri. 

E così, anche dal mio isolamento, mi sento parte di una comunità, perché ci proteggiamo a vicenda, da lontano. Non è forse questo, d’altra parte, il comandamento più importante di tutti? Avere cura l’uno dell’altro, amare “il tuo prossimo come te stesso” (Mc 12, 31)?

Anche il premier Conte, con un tweet, ci ricorda che essere italiani oggi significa restare uniti: «159 anni fa veniva proclamata l’Unità d’Italia. Da allora il nostro Paese ha affrontato mille difficoltà, guerre mondiali, il regime fascista. Ma gli italiani, con orgoglio e determinazione, hanno sempre saputo rialzarsi e ripartire. A testa alta».

E a testa alta ci rivolgiamo anche all’Europa, a quei paesi che fino a ieri hanno guardato all’Italia come ad un’untrice moderna, ma che oggi adottano misure simili alle nostre per contrastare la pandemia.

Uniti, responsabili, fieri. Oggi 17 marzo 2020 mi piace pensare a noi italiani così.