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Il ruolo dell’abbazia di Santa Maria contro le eresie

L’abbazia di Santa Maria di Pinerolo, fondata dalla contessa Adelaide di Susa nel 1064 nel luogo di San Verano, oggi Abbadia Alpina, radicava in val Chisone un’importante presenza patrimoniale degli arduinici titolari della Marca di Torino e confermava la politica di protezione e potenziamento degli enti religiosi avviata dal padre di Adelaide. Alla seconda vita dell’abbazia, dal Quattrocento alla soppressione in età napoleonica, è stato dedicato il XV Convegno del Laux svoltosi nel 2018, i cui atti sono stati pubblicati recentemente*.

Santa Maria era diventata pedina di rilievo nella politica religiosa sabauda fin dall’anno in cui i territori piemontesi sotto il dominio degli Acaia erano passati al ramo ducale (1418) e Amedeo VIII era stato eletto papa con il nome di Felice V (1439). Con l’intensificarsi della lotta antiereticale l’ispirazione progettuale del monastero evolveva verso altri ruoli: in un primo tempo (1471) l’abbazia aveva partecipato ai processi inquisitoriali contro i valdesi ma dal 1496 assumeva una funzione di primo piano e negli anni successivi si faceva direttamente carico della repressione giudiziaria, delle ingiunzioni di abiura, dei procedimenti e della prigionia, fino a essere adibita a caserma di soldati e base di partenza per incursioni e saccheggi. Sullo sfondo, la prima occupazione francese che sottraeva Pinerolo ai Savoia (1536), il ritorno di Emanuele Filiberto nei suoi Stati (1559) e la controffensiva del Concilio di Trento. Pur non perdendo centralità nella realtà locale, l’abbazia entrava in una fase involutiva: la crisi pastorale e culturale e un’osservanza sempre più rilassata della regola benedettina imponevano un rinnovamento; la chiesa riformata, intanto, registrava un’adesione crescente e, sotto la guida dei suoi ministri, trovava il coraggio di mettere in atto azioni di disobbedienza. 

Finita l’occupazione francese nel 1574, e restituite Pinerolo e la val Perosa al duca di Savoia, riprendeva con forza la repressione, affidata a gesuiti e cappuccini; nel 1590 una breve papale sostituiva i monaci benedettini dell’abbazia, considerati perdenti nella lotta antiereticale, con una filiazione cistercense, quella dei Foglianti, ritenuti in grado di riportare la disciplina e di agire incisivamente contro i valdesi. Sorta in Francia a metà Cinquecento, la Congregazione aveva avuto notevole diffusione in area subalpina nel XVI e XVII secolo e godeva di un accentuato favore presso i duchi di Savoia. Impoverita dalla riduzione delle entrate, dalla perdita della titolarità dei diritti feudali e della giurisdizione sulle chiese dipendenti, l’abbazia si allineava ad altri conventi di Pinerolo il cui prestigio e sviluppo stavano crescendo.

Nel 1630 Pinerolo cadeva nuovamente in mano ai francesi e la marginalità dell’abbazia riduceva la lotta antiereticale a un compito saltuario degli abati e dei loro vicari. Durante la guerra della Lega d’Augusta (1688-1697), con un’azione strategica contro la Francia, Vittorio Amedeo II decideva nel 1693 la distruzione dell’abbazia insieme alla chiesa di San Verano affiancata alla chiesa abbaziale. A guerra conclusa, Pinerolo tornava sotto la sovranità sabauda e lo stesso duca di Savoia promuoveva la ricostruzione della comunità monastica e dell’abbazia affidando il progetto ad Antonio Bertola. I lavori terminavano nel 1724 e Il 28 agosto 1727 Vittorio Amedeo II inaugurava la nuova chiesa abbaziale, eretta sul perimetro originario. Ma i cambiamenti non erano finiti: la titolarità della giurisdizione ecclesiastica veniva sottratta ai Foglianti e Il territorio dell’abbazia andava a costituire la base della diocesi di Pinerolo, istituita il 23 dicembre 1748. Iniziava il lungo e inesorabile declino dell’esperienza monastica nel Pinerolese. 

In età napoleonica, con l’annessione alla Francia, anche in Piemonte diventava esecutivo il decreto di soppressione degli ordini regolari e l’11 ottobre 1802 i Foglianti lasciavano definitivamente il monastero. I diritti e i beni passavano alla nazione e la chiesa stava per essere nuovamente demolita. Un provvidenziale intervento la salvava in extremis: passava al Comune di Abbadia Alpina per essere destinata al servizio religioso come parrocchia di San Verano.

Dell’abbazia cistercense di Santa Maria non sono rimaste tracce materiali visibili e la scarsità di elementi descrittivi rende impossibile la ricostruzione del disegno architettonico iniziale; della struttura ampliata nel Quattrocento e distrutta nel 1693 è stata invece presentata al convegno, insieme a una dettagliata relazione, l’elaborazione del prototipo in 3D. Il patrimonio artistico, gli affreschi, gli oggetti preziosi erano andati distrutti o dispersi. Tre soli gli elementi superstiti: un reliquiario ligneo dipinto, oggi al Museo Civico d’Arte antica di Torino, e due sculture tombali conservate nella chiesa parrocchiale di San Verano. Dispersione e distruzione avevano colpito anche il patrimonio librario: della biblioteca abbaziale è sopravvissuta una cinquecentina conservata presso la Biblioteca della Fondazione Centro culturale valdese di Torre Pellice.

* M. Calliero, P. Cozzo, M. Fratini, G. Grietti, E. Mongiano, P. Pazé, C. Povero, S. Rivolo, Gli ultimi quattro secoli dell’abbazia di Santa Maria di Pinerolo, a cura di Piercarlo Pazé. Perosa Argentina, LAReditore, 2019.

 

Foto tratta da pineroloindialogo..it