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Kivu, il fumetto sulle vicende drammatiche del Congo

E’ stato definito “il fumetto choc di Jean Van Hamme” e davvero il grande sceneggiatore belga con l’albo “Kivu” (uscito nel 2018) colpisce allo stomaco il lettore. E’ uno dei tanti esempi di come il fumetto (o la bande dessinée come si dice nei Paesi francofoni) possa raccontare con efficacia anche vicende drammatiche e situazioni orribili come quelle che vivono gli abitanti del Congo e, in particolare, proprio quelli della regione del Kivu.

Non stupisce, così, che nel suo percorso di approfondimento delle storie che siano in relazione con il messaggio cristiano (anche quelli che lo sono apparentemente in maniera indiretta) la rassegna sul fumetto cristiano del 2020, durante il 47esimo Festival internazionale di Angoulême, in Francia, abbia voluto dedicare una mostra e una serie di eventi proprio a questo albo, sulla tragedia della Repubblica democratica del Congo in generale e, in particolare, sulle vittime tra le vittime: le donne, violentate, sottoposte a mutilazioni dei genitali e massacrate nei modi più terribili. Come accade, purtroppo, in tante realtà, il corpo della donna viene violato per seminare il terrore tra i civili. 

La vicenda del Kivu, devastato da anni da violenti scontri con bande di ribelli che terrorizzano i civili per strappare terre preziose per la loro ricchezza di materie prime (a partire dal coltano, così importante per l’industria della telefonia), viene raccontata da Van Hamme in modo esplicito, talvolta anche crudo, senza risparmiare nulla al lettore, perfino i dettagli di come figlie (alcune ancora piccolissime) madri e nonne vengano sottoposte a un terribile martirio all’interno del massacro indiscriminato di civili (dai ragazzini agli anziani) o del loro utilizzo come schiavi nelle miniere. Il coltano viene estratto nel Kivu, commercializzato in Rwanda ed esportato in Malesia e Cina e poi in Europa.

Insieme all’ottimo disegnatore Christophe Simon, Van Hamme (un maestro della bande dessinée, non un autore secondario) racconta la storia di un giovane ingegnere al servizio di una multinazionale che incontra una ragazzina dodicenne scampata a un massacro. A contatto con la realtà della Repubblica democratica del Congo e con un quadro di violenza e corruzione, il protagonista decide di schierarsi dalla parte delle vittime anche grazie all’incontro con un grande personaggio reale come il dottor Mukvege, “l’uomo che ripara le donne” (premio Nobel per la pace, chirurgo congolese, pastore dell’ Eglise du Christ du Congo, figlio di pastore evangelico, è specializzato nel trattamento delle donne vittime di violenza e di mutilazioni sessuali) accanto al suo assistente, il chirurgo belga Guy-Bernard Cadiére.

Nel corso dei quattro giorni del festival, la mostra (realizzata dall’Apvbd, l’Associazione protestante per la valorizzazione del fumetto) è stata molto visitata ed è stata l’occasione per un dibattito sul tema della violenza sulle donne in Africa e non solo. Una riflessione accompagnata dalle immagini “choc” del fumetto di Van Hamme e Simon all’interno del tempio della Chiesa protestante unita (che organizza la rassegna insieme alla Chiesa cattolica e alla Chiesa evangelica libera), dove lo choc arriva anche dalla consapevolezza della responsabilità di alcune multinazionali occidentali in questa situazione Un’occasione da cogliere anche nelle nostre chiese, per utilizzare una maggior varietà di linguaggi, fumetti compresi, per narrazioni così profonde e complesse.