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I molti modi per essere comunità

Iniziamo a mettere online le esperienze che abbiamo raccolto nei giorni scorsi, e che continueremo a raccogliere, dalle chiese e dalle loro strutture, in cui si dimostra che in questi giorni difficili la vita comunitaria va avanti, al di là dell’incontro delle persone in uno stesso luogo.

 

Iniziamo da domenica scorsa, 8 marzo, che era la Domenica della Facoltà di Teologia. 

La Facoltà valdese, da lunedì 9, è chiusa alle lezione, come è chiusa anche la sua biblioteca. «Stiamo lavorando alle soluzioni telematiche da mettere in opera – dice il decano prof. Fulvio Ferrario –: soluzioni che possono variare nella loro forma a seconda dell’argomento dei corsi».

Quanto alla “Domenica della Facoltà”, la giornata prevista in cui la struttura si apre alle chiese, che solitamente invitano a predicare professori e studenti e destinano alla Facoltà stessa le loro collette, proprio il decano avrebbe dovuto tenere il culto nella chiesa valdese di Roma – piazza Cavour: com’è andata? «È andata che ho tenuto il culto come l’avevo preparato – prosegue Ferrario –, ma… da solo, con le sole persone incaricate della ripresa in streaming e l’organista: così, pur senza il canto comunitario, la musica l’abbiamo potuta offrire a chi seguiva la diretta. Non ho ritenuto di dover modificare la predicazione, che era basata sul testo di I Corinzi 13, il noto “inno all’amore” ricompreso all’interno del discorso sui doni dello Spirito; certo, nel corso della liturgia ho fatto riferimento a quanto sta succedendo, ma anche – in particolare al momento dell’intercessione – al fatto non secondario che era l’8 marzo!».

Iniziative spontanee sono state prese da subito nelle chiese metodiste di Udine e Gorizia, il cui pastore Marco Casci segue anche la diaspora di Tramonti di Sopra (Pn). Ne riferisce sul n. 10 di Riforma Alessandro Zannier, del Consiglio di chiesa di Udine: «la chiesa di Udine, ricca di ben quattro etnie (oltre a quella italiana e ghanese si registra anche la presenza di persone provenienti dalla Etiopia e dal Madagascar) continua il proprio fattivo impegno a favore della comunità e della città in generale…». In questo contesto sono proseguite le visite in famiglia e sono stati mantenuti i vari contatti e riferimenti intracomunitari soprattutto in maniera informatica. In particolare sono stati registrati e trasmessi due videomessaggi – tradotti anche in lingua twi – su YouTube con letture bibliche, meditazione della Parola e canto a cappella dell’inno Immensa Grazia. In essi hanno partecipato – visibilmente e in background – le e i giovani delle chiese di Udine e Gorizia. Il nostro motto, suggerito dal pastore Casci, è stato: «Uno schermo ci separa, la Parola ci unisce. 

Abbiamo cercato, tutte e tutti, di non cedere alla sola emotività, scegliendo la via stretta della fede».

Alla chiesa valdese di Brescia sono stato i più giovani a fornire le idee “strategiche” e tecnologiche più utili nell’immediato. «La nostra chiesa è piccola – spiega la pastora Anne Zell –, e vivono dell’incontro periodico, a cui ora si deve rinunciare. La prima domenica ho registrato un messaggio io da sola, nel locale della chiesa, ma è da mia figlia quattordicenne che ho imparato a usare una piattaforma che permette gli “incontri virtuali” fra più persone, anche una cinquantina: è il sistema che usano a scuola, e che potremo usare anche per la scuola domenicale. Abbiamo dunque mandato un link per invitare tutti e tutte in questa “stanza virtuale”. Domenica 8 alle 11 abbiamo fatto l’“incontro” della scuola domenicale. Naturalmente ragazzi e ragazze ne hanno poi parlato con i genitori, e ora stiamo preparandoci a usare lo stesso strumento per lo studio biblico e per la riunione del Consiglio di chiesa, che è prevista per venerdì prossimo». «Potrebbe verificarsi il caso di persone isolate – prosegue la pastora Zell –, o perché ammalate o perché particolarmente esposte a rischio, stiamo studiando come provvedere a far loro la spesa; allo stesso modo, se perdura la necessità di affidarsi alla telematica, cercheremo di venire incontro alle famiglie che non hanno un computer o le possibilità di acquistarlo».