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Coronavirus, sospensione attività ecclesiastiche

Cari fratelli e care sorelle,

avrete tutti seguito, negli ultimi due giorni, la rapida evoluzione delle disposizioni governative che impongono misure fortemente restrittive dei movimenti delle persone allo scopo di contenere l’ulteriore diffondersi su tutto il territorio nazionale del virus COVID-19. Tali misure hanno esteso a tutto il territorio nazionale le rigorose misure sino a ieri limitate alle sole zone del Paese maggiormente coinvolte da casi di contagio, imponendo una limitazione ai soli casi di stretta necessità, per ragioni lavorative o sanitarie, degli spostamenti e degli incontri “sociali” che espongono molte persone contemporaneamente al rischio di contatti fisici troppo ravvicinati e dunque al contagio.

Particolarmente asciutta è la disposizione contenuta nel 2° comma dell’art. 1 del DPCM emesso nella serata di ieri, 9 marzo: “Su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico”. 

Nella consapevolezza della serietà e gravità del momento, la Tavola valdese, anche a seguito di un confronto con le Commissioni esecutive dei quattro distretti, ritiene di escludere, per quanto concerne le attività ecclesiastiche, margini per interpretazioni riduttive delle limitazioni contenute nei decreti dell’8 e 9 marzo, pure ipotizzabili in considerazione della ambiguità di alcune espressioni utilizzate.

Si prescrive, pertanto, a tutte le chiese, su tutto il territorio nazionale e per tutto il tempo di vigenza dei decreti sopracitati, la sospensione delle attività comunitarie (culti, studi biblici, incontri di gruppi comunitari vari, etc.).

Sono sospese celebrazioni pubbliche di matrimoni e funerali. A pastori/e, diaconi/e, anziani/e di chiesa è richiesto di assicurare il necessario accompagnamento spirituale degli stretti congiunti delle persone defunte, secondo modalità rispettose dell’obbligo di distanziamento indicato dalle misure governative.

Ricadono chiaramente nel limite agli spostamenti sul territorio nazionale le riunioni di commissioni e gruppi di lavoro che comportino il movimento di persone da parti diverse del Paese. 

Per queste, come per altre riunioni di organismi ecclesiastici, si potrà valutare, anche in relazione all’urgenza delle decisioni da assumere, l’opportunità di adottare modalità di svolgimento delle riunioni con partecipazione di più membri attraverso mezzi telematici.

Siamo certi che, sia pure nel rispetto delle limitazioni imposte dal senso di responsabilità al quale siamo chiamati, da parte di pastori/e, diaconi/e, consigli di chiesa e concistori non verrà meno la cura delle persone, ed il supporto anche diaconale laddove necessario (nel caso ad esempio di anziani soli o comunque di persone con limitazioni tali da avere bisogno di un aiuto per l’espletamento di attività pratiche essenziali come fare la spesa, acquistare medicinali o pagare una bolletta).

Così come siamo certi che vi sarà da parte di tutti e tutte il massimo impegno a sperimentare, come già avvenuto in molti luoghi nei giorni scorsi, modalità creative ed innovative per continuare ad offrire opportunità nutrienti di ascolto e meditazione della Parola, preghiera, edificazione e condivisione, auspicabilmente attivando forme di collaborazione e di messa in comune di talenti e competenze (anche di diverse generazioni) fra chiese vicine, facilitata e supportata nel quadro delle responsabilità circuitali.

Vorremmo richiamare tutti e tutte, inoltre, alla particolare responsabilità informativa ed educativa da assumere come comunità di fede: è essenziale curare, a partire dall’interno delle comunità, spazi di informazione ed educazione che, pur facendo attenzione a non trasmettere messaggi ansiogeni, coinvolgano anche i più giovani in una piena comprensione della serietà della situazione, dell’importanza di attenersi scrupolosamente alle misure igieniche e prudenziali prescritte e del valore profondo dell’accettazione, per un tempo, di limiti e di mutamenti di abitudini e stili di vita, come modo per amare veramente e rispettare se stessi e gli altri.

Desideriamo, ancora, esprimere sentimenti di forte solidarietà, apprezzamento e sostegno al personale della protezione civile; ai medici, infermieri e al resto del personale delle strutture sanitarie che con straordinario spirito di abnegazione fronteggiano una situazione di crisi sempre più acuta, nella quale la limitatezza delle attrezzature e delle risorse terapeutiche disponibili sta già imponendo, in qualche caso, scelte drammatiche, di altissimo valore etico, il cui peso sentiamo di dovere, in qualche modo, condividere.

Rivolgiamo, per finire, un pensiero di vicinanza anche alle persone che, a vario titolo (come operatori o come ospiti), si trovano a condividere l’esperienza di vita all’interno di altre comunità speciali, come le carceri, le residenze per persone anziane o con speciali disabilità, che soffrono particolarmente le tensioni causate delle ulteriori restrizioni (ad esempio alle visite) imposte dall’emergenza, che rendono ancora più pesante il senso dell’isolamento dagli affetti più cari e dalla realtà e della limitazione della dignità personale al quale si è dolorosamente esposti all’interno di tali comunità.

Preghiamo il Signore che accompagni nel discernimento le coscienze di chi è più direttamente e personalmente coinvolto nelle scelte dell’oggi, ma anche che induca ognuno come singolo e l’intera comunità civile ad una riflessione profonda e duratura sugli effetti di scelte di politica generale che da troppi anni indeboliscono il sistema di protezione sociale, tutela della salute e perseguimento del bene comune, a partire dai bisogni dei più deboli e vulnerabili.

Siamo fiduciosi che in questo momento di seria difficoltà per la vita delle singole persone, delle nostre chiese, del Paese intero sapremo trovare le energie per una crescita complessiva del senso di solidarietà umana e della capacità di fare comunità.

Vi raggiunga il nostro abbraccio fraterno,

Diacona Alessandra Trotta

Moderatora della Tavola Valdese