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Aggressione razzista al giovane Samuel

Domenica sera 8 marzo Samuel Tega, giovane nigeriano che frequenta da circa quattro anni la chiesa battista di Trastevere-Roma, dove un anno fa ha ricevuto il battesimo per immersione, è stato aggredito nella zona della stazione Termini da alcuni balordi che, dopo averlo offeso con insulti razzisti, lo hanno ferito. 

Il ragazzo è stato vittima di un vero e proprio assedio. Samuel stava passeggiando con alcune giovani sorelle della chiesa battista di Trastevere in una strada vicino casa sua, che si trova accanto al ristorante dove lavora, in zona Termini. Ad un certo punto, un paio di balordi hanno cominciato ad insultarlo (“scimmia che fai?”). Samuel si è difeso, rispondendo verbalmente alle offese; le ragazze, più saggiamente, hanno allungato il passo per andar via, allontanando Samuel dalle provocazioni. Dopo diverse ore, Samuel è tornato nella zona per lavorare al ristorante. Finito il suo turno, ha visto che quei balordi lo stavano aspettando. Ha chiesto aiuto ad un collega che si è offerto di accompagnarlo, dicendo: «in due non possono farci nulla». Una volta in strada, i malviventi hanno ricominciato ad insultarlo e gli sono saltati addosso. Samuel ha ricevuto un pugno in faccia, si è difeso, finché uno da dietro ha cominciato a dargli 4 colpi in testa con una bottiglia di vetro fino a romperla; poi, con quello che rimaneva della bottiglia, lo hanno ferito ad una mano. In quel frangente è passato un carabiniere che ha fermato i teppisti e li ha arrestati. Samuel è stato portato in un vicino ospedale. 

«Ringraziamo Dio perché Samuel è stato protetto nelle sue funzioni vitali – ci racconta il conduttore della chiesa battista di Trastevere, l’evangelista Ivano De Gasperis –, per cui anche in mezzo alle difficoltà dobbiamo riconoscere sempre una dimensione di grazia del Signore. Con l’intervento del carabiniere è scattata subito la denuncia con le deposizioni di una delle ragazze della nostra comunità, e dei colleghi di Samuel. Il problema però è che i teppisti sanno dove Samuel lavora, e, mentre uno degli arrestati veniva portato via, gridava di appartenere alla famiglia dei Casamonica e che non si dovevano permettere di portarlo via».

Il pastore De Gasperis ha conosciuto Samuel durante i primi sgomberi ordinati dalla sindaca Virginia Raggi all’inizio del 2016 al centro Baobab, struttura che vedeva la presenza di più di 35.000 migranti transitanti. Samuel, insieme a David, erano i leader di un gruppo di giovani. Hanno cominciato a frequentare la chiesa battista; in particolare Samuel ha collaborato con la chiesa che, durante il periodo invernale, dava accoglienza ai migranti che non avevano un luogo dove stare. Finché un giorno i due sono spariti: erano stati portati nel carcere di Cassino. De Gasperis scopre che Samuel e David hanno fatto un patteggiamento, a loro insaputa, non appena arrivati in Sicilia per l’accusa di essere scafisti. Effettivamente Samuel conferma di aver guidato lo scafo ma solo quando erano stati abbandonati alla deriva da giorni. Non era uno scafista ma per salvare la vita delle persone che erano con lui sul gommone, Samuel – che scappava da una prigione libica – si mette alla guida e porta in salvo sé con tutti gli altri migranti. Per questa azione David e Samuel hanno scontato due anni di carcere a Cassino. In quel periodo ricevono cura pastorale da De Gasperis e, quando escono dal carcere, Samuel va ad abitare con la famiglia pastorale per un altro anno e mezzo.

«Ora, miracolo nel miracolo – dice il pastore De Gasperis – Samuel ha trovato in affitto un appartamento, sta lavorando in un ristorante: tante cose belle, ma sempre minacciate da troppa violenza e cattiveria. In tempi in cui circola il virus del Coronavirus credo che vada denunciata l’esistenza di un altro virus, altrettanto pericoloso, quello del razzismo che gira indisturbato e fa vittime. L’aggressione a Samuel è avvenuta in giorni di Purim, i giorni in cui Israele ricorda di aver vissuto la minaccia della distruzione per mano del violento Hamman. Dio allora provvide una via per la salvezza, e la tradizione ebraica dice che ogni generazione deve fare i conti con il proprio “Hamman”, disinnescando il meccanismo di distruzione totale con l’amore di Dio. Il progetto di Hamman di sterminare il popolo di Israele è sventato grazie alla saggezza di Ester, al digiuno e alla preghiera di tutto il popolo, perciò in questo tempo vogliamo pregare per Samuel, per la sua vita, affinché tutto si risolva per il meglio e affinché il brutto virus del razzismo venga debellato».