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Un modo di essere cristiani nel mondo

Diaconia e predicazione. Quanto si è discusso nelle chiese, nelle opere, nei Sinodi, nei convegni su questo tema, così come sull’evangelicità e professionalità degli operatori, sulla possibilità o meno per le chiese di sostenere quella che fu definita, con un brutto termine, “diaconia pesante”, mentre il servizio che può essere svolto, come tempo e impegno da molti membri di chiesa (dai pacchi alimentari alle visite negli ospedali e case per anziani, all’apertura del tempio) si definisce “diaconia leggera o comunitaria”. Le cose si sono poi complicate da quando la Chiesa valdese ha deciso di accettare le quote derivanti dall’otto per mille e di utilizzarle soltanto per le opere o i progetti nell’ambito della diaconia e dell’istruzione – non invece per il culto, cioè a esempio per gli stipendi dei pastori e pastore che sono a carico delle contribuzioni.

Infatti non è sempre evidente la distinzione all’interno di un’opera fra diaconia e predicazione, perché tutto riguarda la testimonianza come risposta alla nostra vocazione, che significa il rapporto con il prossimo con parole e fatti.

Questo il tema proposto dell’ultimo numero della rivista Gioventù evangelica (n. 244) che prosegue la riflessione condotta nel 2018 sia nel corso del convegno organizzato dalla Commissione sinodale per la diaconia (Csd – Diaconia valdese) e con la Federazione giovanile evangelica in Italia sia nella Giornata «G. Miegge».

La diaconia non è solo il servizio al prossimo che le chiese protestanti possono offrire, non è solo un discorso interno alla Chiesa valdese, ma è un modo di essere cristiani nel mondo. 

La riflessione prende le mosse dall’esplorazione del termine diakonéo e del ruolo del diacono nel Nuovo Testamento attraverso un articolo di taglio esegetico a cura di Eric Noffke, seguito da un articolo biblico-teologico a cura di Erika Tomassone, che cerca di analizzare se esista una contrapposizione tra diaconia e predicazione, tra servizio e ascolto della Parola. Poi una scheda tripla su progetti di servizio al prossimo costruiti da comunità locali: Daniele Troìa racconta il progetto di formazione al lavoro della chiesa metodista di Venosa; Fabio Perrone la distribuzione della colazione ai senzatetto da parte della chiesa metodista di via XX settembre a Roma e Maria Virtuani il doposcuola per ragazzi della chiesa battista di Centocelle, sempre a Roma. A seguire, Francesco Sciotto analizza il rapporto tra la diaconia e la vita propria della chiesa.

Con l’intervista doppia a Berthin Nzonza e Samuele Pigoni si mettono a confronto due esperienze radicalmente diverse di diaconia: quella comunitaria, “dal basso”, e quella “istituzionale” della Diaconia valdese. Gianluca Fiusco invita a riflettere sugli obiettivi del lavoro diaconale, ovvero se la diaconia possa confondersi con una qualsiasi opera di assistenzialismo.

In conclusione lo sguardo si allarga con la scheda a cura di Antonio La Mantia su Eurodiaconia, la rete diaconale che connette le diaconie del vecchio continente. Il tema monografico della diaconia è introdotto da una pillola agrodolce, offerta dalla diacona Nataly Plavan, che racconta non senza autoironia il suo lavoro quotidiano.