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Un 8 marzo lungo un anno

È partita domenica la nuova campagna di D.i.Re, l’associazione nazionale “Donne in Rete contro la violenza”, con l’obiettivo di far conoscere e attuare le raccomandazioni date allo Stato italiano dal Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne (GREVIO) del Consiglio d’Europa.

La campagna, chiamata Violenza sulle donne. In che Stato siamo?, riprende il lavoro del gruppo di esperte che per due anni ha studiato la situazione italiana in relazione all’applicazione della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, che è stata ratificata dall’Italia con la legge 77/2013 ed è in vigore dal 2014.

Nel 2019 diverse realtà associative italiane, tra cui Di.Re., Donne in rete contro la violenza, avevano presentato un “rapporto ombra”, inviato al GREVIO in vista dell’esame dell’Italia, nel quale il nostro Paese veniva indicato come sessista e in cui il cambiamento culturale e normativo sono molto lenti e faticosi. A distanza di poco meno di un anno, il rapporto del gruppo di lavoro del Consiglio d’Europa sembra confermare questa lettura. La presidente di Wave, la rete europea dei centri antiviolenza, l’avvocata Marcella Pirrone, che ha coordinato il gruppo di lavoro che ha partecipato al monitoraggio, spiega che «per l’8 marzo chi è sempre stata attenta e attiva sulla violenza contro le donne non può non cogliere l’occasione per ricordare in che stato sono le donne che subiscono violenza».

Il Rapporto del GREVIO sull’Italia sottolinea gli ostacoli ai percorsi di uscita dalla violenza di ordine culturale, politico e materiale anche a causa di politiche inadeguate e insufficienti. In Italia una donna su 3 ha subito almeno un episodio di violenza nel corso della vita. Eppure, la tutela nei confronti delle vittime rimane gravemente insufficiente.

«La nostra campagna – racconta Pirrone – vuole proprio non lasciar perdere, non dimenticare, tenere sotto la lente le istituzioni e tutti quelli che hanno una responsabilità rispetto a quello che hanno chiesto le esperte Grevio». La campagna, dunque, durerà fino all’8 marzo 2021 e approfondirà un tema al mese, scelto tra quelli considerati più problematici. «Parleremo – prosegue la presidente di Wave – di come e quanto viene interpretato ancora il ruolo della donna nella nostra società, parleremo di stereotipi e di sessismo, delle discriminazioni multiple e intersezionali, per esempio in relazione alla disabilità, alle altre appartenenze etniche o di lingua, o alle donne che chiedono asilo, che hanno sicuramente una situazione diversa dalle donne italiane». Nel nostro Paese, il numero dei femminicidi non accenna a scendere e le donne che denunciano la violenza non ottengono misure di protezione efficaci, non sono credute nelle aule dei tribunali e rischiano di perdere i figli nelle cause di separazione. «Questi sono altri temi che affronteremo, parleremo anche di quanto ancora ci sia da fare a livello di politica integrata e coordinata tra livello nazionale e regionale per il potenziamento dei luoghi che aiutano, che sostengono le donne, i centri antiviolenza, case rifugio». Al centro della campagna, anche la costruzione di un orizzonte, quello formativo. «Abbiamo – ricorda Pirrone – una cultura ancora molto permeata da una certa lettura rispetto alla violenza, una colpevolizzazione di chi è vittima. Abbiamo una grande richiesta di formazione di operatori e professionisti che ruotano attorno alla violenza, dalle forze dell’ordine ai tribunali, dai servizi sociali alla sanità. C’è bisogno ancora di tantissima formazione per sensibilizzare e educare, formazione sensibilizzazione che può avvenire, deve avvenire sempre secondo l’esperte Grevio, anche già nei percorsi formativi tradizionali, quindi dalle scuole alle università, e che sono poi i temi abbiamo anche osservato e guardato cosa sta succedendo con l’obbligo dello Stato di risarcire le vittime, su questo non stiamo avendo i risultati che dobbiamo ottenere».

La campagna Violenza sulle donne. In che Stato siamo? mostrerà i propri risultati tra un anno. In che Stato saremo allora?