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Le carte di Pio XII, un vaso di Pandora?

Da ieri, lunedì 2 marzo, studiosi, esperti, giornalisti interessati potranno consultare i documenti custoditi dagli Archivi vaticani e relativi al pontificato di Pio XII (1939- 1958). Fruibili, a oltre ottant’anni dall’elezione di papa Eugenio Pacelli, sono circa 16 milioni di fogli. 

Un’occasione unica per approfondire un periodo storico tragico che va dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda e per contestualizzare una figura controversa per il ruolo avuto nel periodo della persecuzione degli ebrei.

Aperti gli archivi, dunque, arrivano puntuali i primi commenti a caldo: «Con l’apertura degli archivi vaticani avvenuta ieri – scrive lo storico e ordinario di Storia del cristianesimo, Alberto Melloni su Repubblica – cadranno tifoserie e caricature. Le nuove carte richiederanno gli strumenti propri del lavoro storico. Non ci sarà per definizione l’analogo della “pistola fumante” dei gialli: perché la storia non è un giallo. Non ci sarà il pezzo di carta che farà vincere la squadra del “papa di Hitler” o del “papa che salvò gli ebrei”: perché questo documento non esiste».

In realtà la polemica è iniziata. 

Già, perché le prime carte degli archivi sul pontificato di Pio XII, ricorda l’agenzia di stampa Ansa confermerebbero l’aiuto del papa offerto agli ebrei. 

Lo anticipa sui media vaticani Johan Ickx, il direttore dell’archivio della Sezione Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e secondo il quale tra i documenti già fruibili in formato elettronico «spiccano i fascicoli sugli “Ebrei” con 4.000 nomi e le loro richieste di aiuto. Tra i fascicoli, quello su “Accuse contro Monsignor Ottaviani di aver concesso documenti falsi ad ebrei e di averli ricoverati in edifici extraterritoriali”». 

Non si fa attendere però la reazione del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, che, sempre all’Ansa afferma «È sospetto questo sensazionalismo con i fascicoli già pronti e le conclusioni facili, proposte sul vassoio. Ma basta poco per rendersi conto che già le scarse rivelazioni si riveleranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo. Si vede chiaramente che non ci fu volontà di fermare il treno del 16 ottobre e che gli aiuti furono ben mirati a tutela dei battezzati», ricordando poi che «ci vorranno anni di studio e che una verità non può uscire il primo giorno come il coniglio dal cilindro del prestigiatore», invitando alla pazienza e «lasciando che siano gli storici a lavorare sui documenti»,riemersi.

«La Chiesa non ha paura della storia, anzi, la ama». Con quest’affermazione, il 4 marzo dello scorso anno, papa Francesco spiegava la sua decisione di aprire alla consultazione dei ricercatori la documentazione archivistica attinente al Pontificato di Pio XII, sino alla sua morte, avvenuta a Castel Gandolfo il 9 ottobre 1958, ricorda il sito Vatican News.  

In quell’occasione, l’udienza al personale dell’Archivio Segreto Vaticano – oggi Archivio Apostolico – Francesco aggiungeva di aver fatto questa scelta «con animo sereno e fiducioso», nella certezza che la ricerca storica saprà valutare i «momenti di esaltazione di quel Pontefice» e i «momenti di gravi difficoltà, di tormentate decisioni, di umana e cristiana prudenza».