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Una quaresima per il clima

Quaresima e protezione dell’ambiente: due temi che forse non associamo con immediatezza. Lo fa invece la Chiesa presbiteriana degli Usa, particolarmente attenta al tema ambientale (vedi per esempio l’impegno contro i combustibili fossili di cui abbiamo parlato di recente) con una serie di iniziative che richiamano i propri fedeli a essere innanzitutto più consapevoli delle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico. Come racconta un giovane volontario, infatti, e la sua testimonianza non è di certo isolata, «prima sapevo del cambiamento climatico, ma non era una cosa che mi tenesse sveglio la notte… ho aperto gli occhi sul fatto che il mio privilegio mi aveva permesso di pensare al cambiamento climatico come qualcosa che non aveva un impatto diretto su di me. Ho assistito a un incontro con leader religiosi da diverse parti del mondo, e la mia prospettiva è cambiata. La gente sta soffrendo. Questa è una battaglia che dobbiamo inevitabilmente affrontare tutti insieme».

In quest’ottica la PcUsa invita a essere “riparatori di brecce” (Isaia 58, 12) come si legge nel capitolo di Isaia non a caso dedicato proprio al digiuno: un digiuno che non è “piegare la testa come una pianta appassita, vestirsi di sacco e stendersi nella cenere” (v. 5) ma “rompere le catene dell’ingiustizia, rimuovere ogni peso che opprime gli uomini, rendere la libertà agli oppressi […] dividere il pane con chi ha fame, aprire la casa ai poveri senza tetto, dare un vestito a chi non ne ha, non abbandonare il proprio simile” (vv. 6-7).

Questo si traduce, per esempio, nel sostenere i progetti a favore delle popolazioni del mondo già colpite dai disastri ambientali attraverso i vari programmi (Presbyterian Disaster Assistance, Presbyterian Hunger Program) e il Self-Development of People di cui abbiamo parlato qualche giorno fa.

Questi possono contare, fra gli altri, sulle donazioni dell’iniziativa One Great Hour of Sharing, prevista proprio per il periodo della quaresima (26 febbraio-12 aprile), che da oltre settant’anni raccoglie risorse per fornire acqua pulita, cibo, medicinali, opportunità di lavoro, educazione… Più di 5000 progetti sono stati sostenuti in comunità povere in diverse parti del mondo, Stati Uniti compresi, con un impegno finanziario di alcuni milioni di dollari.

L’obiettivo di queste iniziative non è semplicemente intervenire nelle emergenze fornendo assistenza, ma anche impegnarsi nella prevenzione e nell’eliminare laddove possibile le cause, pur essendo consapevoli che i cambiamenti climatici produrranno danni crescenti nel futuro. Eppure, come scrive il pastore Jon Reinink presentando questa iniziativa, «la nostra vocazione al servizio rimane la stessa, le parole di Isaia 58,12 continuano a chiamarci “il riparatore delle brecce, il restauratore dei sentieri per rendere abitabile il paese”».