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Per i rifugiati Instagram diventa una piazza in lotta

L’ultimo, in ordine cronologico, è il volto dell’attrice Lella Costa, prima di lei, però, ci sono state centinaia di altri voci che si sono unite al coro: «Democrazia, diritti individuali e uguaglianza davanti alla legge». 

Il profilo YourHope4Lesbos è spuntato su Instagram come dal nulla pochi giorni prima del 20 febbraio, data in cui si celebra la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale, come progetto civile e artistico nato intorno alla situazione drammatica che vive il campo profughi di Moria sull’isola greca di Lesbo.

A promuoverlo sono stati il collettivo artistico theDrama e Andrea Villa, street artist torinese. Insieme sono andati sull’isola e nel cosiddetto “cimitero dei giubbotti salvagente” hanno realizzato un’installazione e, successivamente, hanno realizzato un video, visibile su YouTube, proprio per dare il via alla campagna #YourHope4Lesbos. Le prime immagini accompagnano le frasi che il premier greco Kyriakos Mitsotakis aveva pronunciato alla 74esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Quell’appello, che nel caso di Mitsotakis risulta assolutamente disatteso, viste le condizioni dei campi profughi greci, si è propagato come un’eco per voce delle centinaia di persone che sulla piattaforma hanno ripetuto le sue parole prima nelle storie, per poi restare sul profilo. È nata una piazza Syntagma virtuale in lotta per la democrazia, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti.  

Tra le voci che hanno aderito e che oggi formano il muro di volti di YourHope4Lesbos, ci sono i politici Brando Benifei, Pier Francesco Majorino, Chiara Foglietta, Pippo Civati e Daniele Valle; i cantautori Levante, Margherita Vicario, Luca Carocci, Giorgeness, Matteo Gabbianelli, Valerio Jovine, Andrea Tartaglia e Andrea Laszlo De Simone; personaggi del mondo del volontariato e della cultura come l’attore Libero De Rienzo, il regista Gabriele Vacis, suor Giuliana Galli, la scrittrice Valentina Farinaccio, Francesca Vallarino Gancia, Nawal Soufi e Antonio Nigro. Ma oltre i “nomi”, ci sono tante facce e parole di volontari, ragazzi e ragazze dall’Italia e dalla Grecia, direttamente dai campi, che chiedono interventi all’Europa per aiutare i profughi e i rifugiati.

«Dopo essere stati più di dieci giorni sull’isola, a contatto diretto con la situazione drammatica e disumana in cui i rifugiati sono costretti a vivere nel campo di Moria così come negli altri campi sparsi per le isole del nord Egeo, abbiamo capito che non potevamo semplicemente pubblicare il video di un’installazione e che quello era solo il punto di partenza. Da lì è nata l’idea della protesta», raccontano theDrama e Andrea Villa.

«La protesta è partita dall’Italia, ora l’obiettivo è di farla diventare europea», continuano gli artisti.

Infatti, l’onda di YourHope4Lesbos non si ferma. Rimane la serie di appelli su Instagram e continua il progetto artistico e civile dei promotori con nuove iniziative in chiave europea che sono pronte per accendere i riflettori sulle condizioni drammatiche nelle quali versano i profughi a Lesbo. Durante i primi giorni di febbraio lo stesso portavoce dell’UNHCR Andrej Mahecic aveva dichiarato: «Più di 36 mila richiedenti asilo ora alloggiano nei centri di accoglienza in cinque isole, progettati originariamente per circa 5 mila persone. Siamo seriamente preoccupati per l’accesso limitato ai servizi sanitari nei centri di accoglienza, aggravato dalle difficili condizioni di vita».

 
Foto: il cimitero dei giubbotti di salvataggio, Lesbo