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I giochi dei grandi

Siria, 2020. quasi 2000 civili sono rimasti senza vita nell’attacco alla città di Idlib. Uomini, anziani, donne e bambini. Tra i sopravvissuti c’è anche Abdullah Muhammed, un padre siriano che una volta scappato dalla sua città, si è ritrovato nel bel mezzo dello scontro tra il regime di Assad e i ribelli jihadisti. Con lui la figlia di 4 anni che ha già dovuto conoscere gli orrori della guerra senza riuscire a dar loro un nome. Un uomo, un padre con una sola possibilità per dare alla figlia uno spiraglio di luce e una storia che diventa virale grazie a un video. Così per sconfiggere il suono delle bombe che li ha inseguiti da una città all’altra tormentandone i sogni di entrambe, Abdullah si è inventato “il gioco delle bombe”, dove gli ordigni fanno parte di un gioco e ogni volta in cui ne cade uno non c’è da avere paura.

Una donna contro la mafia
Davanti alla minaccia di una vita che improvvisamente cambia e diventa pericolosa per tutti, ognuno corre alla ricerca di una protezione possibile e adeguata. Uomini, madri, fratelli, donne, figli, coniugi. Storie di vite spezzate dalla morte e storie di piccole e grandi resurrezioni che hanno regalato alla cronaca e al nostro Paese una consapevolezza potente, un desiderio di libertà collettivo.
Tra queste storie c’è anche quella di Federica Angeli (Roma, 1975) giornalista rinomata e conosciuta per il suo prezioso lavoro dedicato al mondo della mafia di Roma Capitale. Grazie alle sue inchieste del 2011 e del 2013 verranno predisposti 50 arresti nei confronti della criminalità organizzata di Ostia per corruzione, infiltrazione negli organi amministrativi e usura.

Denunce e libertà
A maggio 2013 la giornalista viene prelevata, sequestrata per diverse ore e minacciata di morte da alcuni affiliati del clan romano Spada; in seguito la giornalista denuncia. Ma sarà un incidente avvenuto nel quartiere di cui è testimone dalla finestra di casa sua – una sparatoria tra la famiglia Spada e i rivali – che la riporterà di nuovo in questura per un’altra denuncia. L’intero circondario davanti alla sparatoria abbassò le tapparelle per “non vedere”, Angeli sceglie di dare a tutto ciò che vede un valore in più: ne pubblica un’inchiesta.
Gesto coraggioso e nobile che le costerà la libertà: da allora la cronista vive sotto scorta a causa delle minacce continue nei suoi confronti e della sua famiglia. Tra processi, inchieste e dinamiche burocratiche, ad oggi Federica Angeli è ancora in pericolo di vita.

Un gioco
Una denuncia che le costa, ma che coinvolge ancora di più i suoi tre figli. Bambini ancora piccoli che non hanno idea del significato del termine “scorta” e per cui la madre e il padre non sanno trovare le immagini precise, adatte. Lorenzo, Lollo è il più grande dei tre, ha otto anni quando i genitori gli annunciano che la mamma, come premio per un suo articolo, ha vinto quattro autisti. La scorta assegnatale diventa, insieme a molte dinamiche e nuove abitudini, il pretesto per introdurre e narrare a tre bambini una lotta che agli occhi degli adulti è piena di insidie e di dolore ma che a quella dei più piccoli può e deve restare magica, innocua, lontana.
Nasce da questa esperienza “Il gioco di Lollo” (Baldini + Castoldi, 2019) dal desiderio della giornalista di permettere ai figli un’esistenza normale; gli stessi figli che ad anni di distanza realizzano di aver vissuto un’esperienza tosta, violenta e indimenticabile come i millesettecento giorni di scorta di una madre che ha fatto di tutto per proteggerli e ci è riuscita.
 

Il gioco di Lollo, Federica Angeli, Baldini + Castoldi, 288 p, 18 euro