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Cristiani e musulmani contro il terrorismo

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) Olav Fykse Tveit ha ricevuto il Grande Mufti egiziano Shawki Ibrahim Abdel-Karim presso il Centro ecumenico di Bossey (Ginevra), in Svizzera. 

In occasione dell’incontro, i leader religiosi hanno avviato un dialogo approfondito per promuovere relazioni pacifiche tra le diverse comunità su temi qualila libertà religiosa, i valori per una cittadinanza paritaria e alcuni aspetti chiave della costruzione della pace e del dialogo interreligioso, prestando particolare attenzione alla lotta all’estremismo religioso che porta alla violenza in molte parti del mondo.

Abdel-Karim, professore di giurisprudenza islamica, ha sottolineato quanto le radici e le esperienze comuni di musulmani e cristiani, che da secoli vivono insieme in Egitto, dovrebbero essere alla base di un impegno costruttivo per promuovere relazioni pacifiche: «Siamo una famiglia e le nostre relazioni personali non riflettono semplicemente le nostre identità di fede in Egitto. Siamo vicini da secoli e collegati come comunità religiose. Le alleanze tra cristiani e musulmani non sono solo possibili, sono esistenti nella comune nella vita di tutti i giorni. I valori di onestà, fiducia e rispetto sono condivisi tra persone di fede cristiana e musulmana». 

Tveit ha sostenuto l’importanza di una visione condivisa per le relazioni pacifiche, afermando: «Siamo qui per riflettere insieme ai nostri partner musulmani su cosa significhi essere cristiani o musulmani nel mondo oggi e di fronte a delle divisioni che sono spesso percepite come tensioni tra di noi. Questo è il motivo per cui la cooperazione con altre fedi è parte intrinseca delle nostre aspirazioni all’unità dei cristiani – ha aggiunto Tveit proseguendo -, l’importanza di un’adeguata educazione religiosa è essenziale. Entrambe le nostre religioni sono fedi scritturali in cui il Libro Sacro – che sia il Corano o la Bibbia – svolge un ruolo essenziale. L’uso improprio di tali testi – da parte di persone che non hanno avuto l’opportunità di studiare le Scritture nel giusto modo e contesto – è pericoloso e spesso diviene un possibile fattore di violenza, perpetrata nel nome della religione. La religionedovrebbe dare speranza alle persone. Siamo responsabili di come usiamo (o abusiamo) i nostri Testi e di come li condividiamo con gli altri esseri umani. È necessario intensificare la lotta all’estremismo religioso che porta alla violenza in molte parti del mondo».