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Riaprire la caccia allo stambecco?

Capra Ibex, meglio conosciuto come stambecco. Animale che popola le zone più alte delle montagne dell’arco alpino, che ha rischiato nell’Ottocento di estinguersi per una caccia incontrollata e non regolamentata. Oggi la popolazione di stambecchi non rischia più l’estinzione grazie alla lungimiranza, anche e soprattutto per tornaconto personale, di Vittorio Emanuele II. Il sovrano savoiardo infatti era un’amante della caccia e nel 1856 salvò gli ultimi esemplari di stambecco dall’estinzione, proteggendoli (per la sua caccia) nella riserva privata in Valsavarenche, valle laterale della val d’Aosta, dove alcuni guardiacaccia vigilavano sugli altri cacciatori. Proprio quest’azione permise allo stambecco di salvarsi e successivamente l’animale trovò il suo habitat preferito nel nascente Parco Nazionale del Gran Paradiso (che come logo ha proprio adottato il profilo dello stambecco). 

La caccia è vietata in alcune nazioni (Italia, Francia, Germania) mentre in altri stati (Svizzera, Austria, Slovenia) è consentito l’abbattimento selettivo (e relativi prezziari.

È notizia di alcuni giorni fa che  l’Unione nazionale cacciatori zona Alpi (Uncza) ha presentato il «Progetto stambecco» che vuole arrivare all’apertura della caccia selettiva anche sulle Alpi italiane. La motivazione: il numero degli stambecchi è ormai molto elevato è nel corso degli ultimi decenni è cresciuto vertiginosamente. E il rischio di estinzione ormai non esiste più. Se ne parlerà a Macugnaga, a fine giugno, nella 55ª assemblea nazionale dei cacciatori alpini.

Ma è davvero necessaria la riapertura della caccia alla stambecco per mantenere l’ecosistema in equilibrio? Ed è davvero scongiurato il rischio di estinzione? Lo stato di conservazione è al momento nella categoria del basso rischio di estinzione ma la questione è in divenire. Ce lo spiega meglio Robi Janavel, esperto di fauna e uno dei principali promotori del ritorno dello stambecco in val Pellice. «È vero che la popolazione è ormai numerosa ma i recenti cambiamenti climatici stanno modificando i periodi di fioritura e crescita dell’erba, principale alimento di questi erbivori. Questo potrebbe influire sulla popolazione in quanto i piccoli di stambecco nascono in un periodo compreso fra fine maggio e inizio giugno e se le fioriture delle erbe montante anticipano sempre di più come sta accadendo a causa dell’aumento delle temperature, questi non troveranno più il cibo necessario alla loro crescita e quindi con difficoltà potranno riuscire a passare l’inverno». Ma è proprio necessario aprire la caccia? Gli stambecchi creano danni all’ecosistema? «Dal mio punto di vista no. Vivono in zone di alta montagna, non popolate da altri animali e non interferiscono con altre specie non essendo predatori». Inoltre sono diventati una forte attrattività per i turisti: la loro confidenza e fiducia verso l’essere umano infatti permette di avvicinarsi molto. Una fiducia che potrebbe rivelarsi nuovamente fatale. 

 

Foto di Samuele Revel