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Non temere!

Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio!
(Isaia 43, 1)

Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli
(Luca 10, 20)

L’ansia e il timore possono diventare paralizzanti fino al dolore. Di fronte a una minaccia o davanti a un cambiamento radicale delle proprie condizioni di vita ci si ferma, subendo passivamente l’evento. In un secondo momento la paralisi cede il posto all’agitazione. Ci si agita per trovare un aiuto o una soluzione al problema che sembra irrisolvibile. Le forze si disperdono, i risultati delle proprie azioni tuttavia non si vedono. Chi è capace di esercitare una relazione d’aiuto nei confronti degli altri conosce bene questi sintomi e sa – di solito – come affrontare la situazione per riportare la persona che soffre a un equilibrio fisico e psicologico. La situazione si complica assai se, a soffrire di simili disturbi, è un intero popolo.

Il popolo di Giuda deportato in Babilonia intorno al 587 a.C. ha conosciuto sia la paralisi sia l’agitazione. Ne troviamo testimonianze nella parte finale del libro del profeta Geremia. Invece il capitolo 43 del libro di Isaia riporta l’equilibrio. I capitoli 40-55 di questa magnifica opera letteraria riassumono il messaggio di un anonimo profeta – o forse di un intero movimento profetico – che ha fatto di Isaia il suo principale riferimento. Il testo di Isaia 43, 1 esordisce: “Così parla il tuo Creatore, Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele!”. Il messaggio legato al nome di Secondo (Deutero-)Isaia colloca Dio al suo centro in maniera chiara e decisa. Non ci sono altri dei e non esiste alcun mezzo umano di salvezza.

“Non temere”, prosegue il testo. Questa breve espressione ha un potere quasi magico di riportare calma e serenità. Essa significa che non si è soli, che qualcuno si occupa di noi. Nel nostro breve versetto, il discorso è ancora più profondo. Di fronte a un popolo che oscilla tra paralisi e agitazione, Dio si presenta non soltanto come creatore e consolatore. L’Eterno assume qui il ruolo di riscattatore (hbr. go’èl). “Ti ho chiamato per nome, tu sei mio” – sembra alludere al libro di Rut e alla figura di Boaz che riscatta la donna e le ridona la dignità perduta a causa della precoce vedovanza. La stessa frase indica anche il rapporto di una comunione intima e profonda tra Dio e il suo popolo. Le parole di uno dei nostri inni protestanti tradizionali affermano infatti: “Chi sol confida nel Signore confuso mai potrà restar; vedrà dell’ansia e del timore l’ombra avvilente dileguar” (Innario cristiano n. 284).

I testi biblici del giorno sono tratti da Un giorno una parola – Letture bibliche quotidiane per il 2014, edizione italiana delle meditazioni bibliche giornaliere dei Fratelli Moravi (284° anno), a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Editrice Claudiana, Torino (288 pagine, 12 Euro)
Foto copertina: “Boelge stor” di Malene Thyssen – self-made by Malene ThyssenOriginal: da.wikipedia.org 22. jul 2004 kl. 21:23 . . Malene . . 600×520 110164 (Større foto). Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.