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La Germania come l’Amazzonia? Ma senza la guida di Reinhard Marx

Il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, presidente della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) ha commentato l’inaspettata e recente decisione annunciata con una lettera dal cardinale Reinhard Marx di «non essere disponibile a una rielezione»come presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk).

«Non sono disponibile per un eventuale secondo mandato; credo sia arrivato il momento che questo ruolo sia assunto dalle nuove generazioni. Sono stato molto lieto di aver ricoperto la carica di presidente della Conferenza episcopale tedesca, ma c’è un tempo per ogni cosa (Qoelet)», ha scritto Marx in una lettera indirizzata all’assemblea plenaria che tra poche settimane si riunirà per l’elezione per la presidenza alla Dbk. 

«Ho appreso con dispiacere la decisione del cardinale Reinhard Marx  – ha detto Heinrich Bedford-Strohm -, ma rispetto la sua decisione. Sono molto legato a Marx e con lui ho collaborato a lungo, il nostro è un rapporto di estrema fiducia; una collaborazione diventata una vera e propria amicizia che si è consolidata tra le nostre chiese soprattutto nel periodo che ci ha visti lavorare congiuntamente per i preparativi delle celebrazioni per il Cinquecentenario della Riforma protestante del 2017». 

Il cardinale Marx, ha però assicurato che continuerà a «lavorare attivamente a livello nazionale ed in modo particolare per il futuro cammino sinodale».

I vescovi si riuniranno in assemblea dal 2 al 5 marzo prossimo a MagonzaL’elezione del nuovo presidente è prevista per la mattina del 3 marzo.

«Se in Italia l’ecumenismo è piuttosto apicale e spesso solo di facciata – scriveva Pawel Gajewsky su Riforma.it – , in Germania la convivenza e la collaborazione tra cattolici e protestanti è una realtà di tutti i giorni. Scambi di pulpito, studi biblici congiunti, scuole domenicali e gruppi di catechismo che lavorano insieme e poi la frustrazione di non poter partecipare insieme alla mensa del Signore perché la Chiesa cattolica lo vieta in maniera esplicita.

Il sinodo della chiesa tedesca si è aperto pochi giorni fa, a Francoforte, e durerà 24 mesi: 69 membri della Conferenza episcopale, rappresentanti delle associazioni e movimenti, dei sacerdoti, di ordini religiosi, delle diocesi, si sono riuniti nella città tedesca per confrontarsi sui quattro temi: Potere e divisione dei poteri nella ChiesaVita sacerdotale oggiDonne nei servizi e nei ministeri della ChiesaAmore e sessualità

«Il punto di partenza – aveva ricordato Marx in conferenza stampa – è la crisi generata dagli scandali degli abusi sessuali nella Chiesa. Ora, è necessario un processo spirituale e una conversione. In gioco c’è il futuro della fede e della Chiesa nel nostro Paese».

In poche parole: un’assemblea senza precedenti per affrontare questioni quali la condivisione del potere nella Chiesa, la vita sacerdotale, l’accesso delle donne al ministero e agli incarichi di governo e la morale sessuale. Un “percorso vincolante” che prevede la stretta collaborazione tra la Conferenza episcopale e il Comitato dei cattolici tedeschi. Un sinodo amazzonico in salta tedesca.

Questa decisione non cade come un fulmine dal ciel azzurro. Già nel 1994 il movimento Wir sind Kirche (Noi siamo Chiesa) ha sollevato esattamente le stesse questioni, suscitando l’interesse dei cattolici progressisti in tutto il mondo. Furono raccolte due milioni e mezzo di firme sotto una petizione consegnata nel 1997 a Giovanni Paolo II. Va da sé che il papa polacco ordinò di non dare alcun peso a questo documento né ai suoi firmatari. Sfide importantissime, già più volte frenate dal vaticano in questi mesi, e che ora vedranno Marx, grande artefice di ciò, non più in qualità di leader.