istock-1203937517

La Chiesa d’Inghilterra fa i conti con il razzismo istituzionale

La Chiesa d’Inghilterra è ancora «profondamente razzista dal punto di vista istituzionale», ha detto ieri l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, nel corso dei lavori del Sinodo generale .

Durante un dibattito sull’eredità della generazione Windrush (migranti giunti nel Regno Unito tra il 1948 e il 1971 dalle colonie e dai paesi del Commonwealth, prevalentemente dai Caraibi e prevalentemente cittadini britannici, ndr.), l’arcivescovo Welby ha dichiarato: «Personalmente mi dispiace e mi vergogno. Mi vergogno della nostra storia e mi vergogno del nostro fallimento. Mi vergogno della nostra mancanza di testimonianza a Cristo. Mi vergogno di non aver alzato la voce nella Chiesa».

Il dibattito è stato innescato dalla mozione presentata dal Rev. Andrew Moughtin-Mumby (Southwark) che ha invitato il Sinodo a «disapprovare, a nome della Chiesa di Cristo, il razzismo conscio e inconscio vissuto dagli innumerevoli anglicani afro-caraibici, asiatici e latino-americani (BAME) nel 1948 e negli anni successivi», e a «sradicare tutte le forme di razzismo conscio o inconscio».

La mozione è stata approvata all’unanimità.

Nella sua introduzione al dibattito, Moughtin-Mumby, prete di origine britannico-giamaicana, ha affermato di non avere un legame personale con la generazione Windrush; ma che presentava la mozione come «una questione di semplice solidarietà cristiana con un gruppo di persone che sono state vittime dell’ingiustizia della discriminazione da parte del nostro governo e della nostra Chiesa». Avrebbe desiderato ascoltare «una voce molto più forte della Chiesa nel suo insieme nel dire la verità e la giustizia alla nostra nazione», ricordando Joy Gardner, che era morta dopo essere stata trattenuta da ufficiali dell’immigrazione nel tentativo di deportarla forzatamente in Giamaica, oppure Jimmy Mubenga che morì dopo essere stato trattenuto su un volo che lo espelleva in Angola.

Moughtin-Mumby ha raccontato anche la storia di Doreen Browne, i cui genitori e fratelli erano stati «letteralmente esclusi» dall’entrare nel 1961 nella sua chiesa la St. Peter Church a Walworth. Sebbene avessero trovato accoglienza in altre chiese, «sappiamo che per molti anglicani dei Caraibi non è stato così e hanno semplicemente lasciato la Chiesa d’Inghilterra: questo per me è uno scandalo».

La famiglia di Doreen aveva subito «un razzismo orribile e umiliante, che ancora oggi influenza il rapporto di Doreen con la Chiesa. Credo che sarebbe cosa giusta per la Chiesa chiedere scusa per questo razzismo. Qualsiasi scusa deve portare a un cambiamento urgente nella nostra Chiesa. Quando vediamo che i neri e le minoranze etniche sono sottorappresentati in ruoli di leadership – sia laici che ordinati – dobbiamo chiamarlo razzismo istituzionale», ha concluso Moughtin-Mumby.

Il dibattito si è svolto poche ore dopo il decollo di un volo organizzato dall’Home Office verso la Giamaica, con a bordo 17 persone. Diversi sinodali hanno citato questo episodio.

Nelle sue osservazioni non scritte, l’arcivescovo Welby ha descritto l’espressione “Ambiente ostile” come «una frase terribile, e dobbiamo trasformarla in un benvenuto ospitale».

«Mi sono spesso chiesto come la chiesa tedesca degli anni ‘30 riuscì a ignorare ciò che accadde agli ebrei. Penso che non se ne siano accorti, ed hanno solo pensato che fosse normale, e forse è quello che abbiamo fatto nel modo in cui ci siamo comportati con la generazione Windrush, con così tanti dei nostri concittadini britannici che abbiamo trattato come qualcosa di meno importante».

Pochi vescovi anglicani hanno denunciato “l’ambiente ostile” nella Camera dei Lord. Nel 2018, l’Unione battista, la Chiesa di Scozia, la Chiesa metodista e la Chiesa riformata Unita hanno prodotto un rapporto per chiederne la fine.

L’arcivescovo Welby ha concluso: «Abbiamo danneggiato la Chiesa, abbiamo danneggiato l’immagine di Dio, soprattutto abbiamo danneggiato quelli che abbiamo reso vittime, molto spesso, inconsciamente. Sono personalmente dispiaciuto per coloro che sono stati colpiti da tale atteggiamento e per quelli per i quali avrei potuto fare di meglio, mi vergogno e spero con tutti voi di fare di meglio».