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Il «Sinodo» dei giornalisti «approda» a Roma

«Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme». L’appello con cui papa Francesco ha aperto il Messaggio per la 54esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali «guiderà l’iniziativa “Parole, non Pietre”, l’incontro tra giornalisti che Articolo 21, la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), il sindacato dei giornalisti Rai (UsigRai), l’Ordine dei Giornalisti del Lazio, e tante altre realtà come la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, condivideranno nei giorni 28, 29 febbraio e 1 marzo a Roma con la sessione di apertura che si terrà presso la sede della Civiltà Cattolica e proseguirà con una serie di incontri in luoghi simbolo di dialogo della Capitale», lo afferma la portavoce nazionale dell’Associazione Articolo 21 liberi di…Elisa Marincola.

«Credenti di diverse fedi e non credenti – prosegue – si ritroveranno per un confronto diretto e per consolidare l’alleanza sui valori comuni a cui si ispira il Manifesto per una informazione e comunicazione contro le parole di odio, sottoscritto un anno fa da tante e tanti, e che trova nuovo slancio oggi, grazie alle parole del Messaggio di Francesco».

Per ribadire questi principi, rilanciare l’impegno comune per costruire una comunicazione basata sulla fratellanza e sulla giustizia, prosegue Marincola, «ci ritroveremo e porteremo testimonianze di diverse provenienze tra comunità e per condividere le buone pratiche, per costruire insieme quanto auspicato dal papa perché “mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo».

Il decalogo contenente le buone pratiche della comunicazione per contrastare la violenza diffusa attraverso i social network venne presentato la prima volta il 6 ottobre del 2018 presso la Sala stampa del Sacro Convento di Assisi

Il Manifesto non è una Carta deontologica per i giornalisti, «è una dichiarazione di fratellanza universale contro il muro dell’odio che chiama in causa tutti gli operatori di pace», ricorda il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti e prosegue «il primo manifesto internazionale nato dal basso contro i muri mediatici» perché le parole «se utilizzate in modo scorretto possono essere pietre».

Per arrivare alla stesura definitiva del testo v’è stato un lungo e prezioso lavoro condiviso tra le parti coordinato da Roberto Natale di Articolo 21. 

Lungo è stato anche il percorso «trentennale», ha rilevato ancora Giulietti, per arrivare «alla realizzazione e alla divulgazione del manifesto; un tempo che inevitabilmente ha seguito il segno dei tempi e le vicende legate al cammino ecumenico, interreligioso, politico e sociale del nostro Paese».

Già nel maggio 2015 la Federazione delle chiese evangeliche in Italia aveva esortato le diverse religioni, l’Ordine dei giornalisti e il sindacato di poter giungere alla stesura di una Carta deontologica «di Assisi», «necessaria proprio come lo è la Carta di Roma per dare strumenti necessari in materia di pluralismo religioso». 

Lo fece proprio presso la Sala stampa del Sacro convento della città umbra (iniziativa poi accolta da padre Enzo Fortunato e padre Mauro Gambetti), in occasione del Terzo Tavolo interreligioso per l’integrazione dal titolo Le religioni nella scuola e nell’educazione, convocato dalla sottosegretaria Franca Biondelli per riunire il mosaico di fedi presenti in Italia, seguendo l’esempio dei due precedenti «Tavoli» istituiti dal ministro delle politiche sociali, Andrea Riccardi.

Il lavoro definitivo (decalogo) è stato presentato l’anno scorso presso la Sala Tobagi della Fnsi a Roma. 

A firmare la «Carta», nella Giornata internazionale per la libertà di stampa del 3 maggio 2019, l’imam della Grande Moschea di Roma Saleh Ramadan Elsayed, la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, il direttore della Sala Stampa della Basilica di San Francesco d’Assisi, padre Enzo Fortunato, il responsabile della comunicazione, relazioni esterne e rapporti istituzionali della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) Gian Mario Gillio, il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, il portavoce della Comunità di sant’Egidio, Roberto Zuccolini e Paola Spadari, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio.

Un documento importante che contiene una mozione presentata in fase di stesura dall’allora moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini, sul valore del pluralismo.

Il manifesto di Assisi, dunque, è il frutto di un lungo percorso e che ha messo insieme persone diverse. 

«È un piano d’azione condiviso, un appello alle coscienze di tutti – ricorda Gian Mario Gillio  –. Ci siamo “presi per mano” tra religioni e diverse confessioni per andare avanti insieme, per oltrepassare i ponti, per metterci come presidio permanente davanti ai muri perché non se ne costruiscano altri. Il valore di questa “Carta” è proprio quello di non rivolgersi solo agli operatori della comunicazione ma a tutti: uomini e donne, persone di fede e non credenti, facendo leva sulle responsabilità individuali e collettive e invitando tutti coloro che scrivono, commentano, o fanno informazione sui media o sul web, ad un approccio empatico, educato e non fazioso o propagandistico. Ricordando che quando si scrive degli altri dovremmo farlo come vorremmo che venisse fatto per noi. A fine febbraio il comune cammino vivrà un’altra importante tappa di condivisione e di riflessione insieme a colleghe e colleghi giornalisti, operatori del mondo dell’associazionismo e rappresentanti religiosi, anche del mondo protestante e evangelico».