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«Il piano di Trump per il Medio Oriente è una flagrante violazione del diritto internazionale»

Act Alliance, attraverso il Forum per la Palestina, la più grande coalizione di chiese protestanti e ortodosse e di organizzazioni ecclesiali impegnate in attività umanitarie, di sviluppo e di difesa, invita la comunità internazionale a rifiutare categoricamente il piano di Trump per il Medio oriente.

Martedì 28 gennaio 2020 il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato un piano di pace per Israele e Palestina, sostenendo che esso mira a migliorare la vita dei palestinesi e del popolo israeliano.

Act Alliance, organizzazione che raggruppa 145 chiese e organizzazioni ad esse correlate impegnate nel sostegno alle popolazioni marginalizzate, condanna la proposta dell’amministrazione statunitense come una palese violazione del diritto internazionale e ribadisce che qualsiasi soluzione al conflitto israelo-palestinese deve essere negoziata e accettata da entrambe le parti. 

«L’amministrazione statunitense ha riaffermato ancora una volta il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, ha approvato l’annessione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, nella Valle del Giordano e nel Mar Morto settentrionale e ha riaffermato il riconoscimento delle alture del Golan. In altre parole, la politica statunitense incoraggia l’annessione e aggrava le violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi occupati (oPt) e sulle alture del Golan» si legge nella dichiarazione.

«Il piano di Trump – continua Act Alliance – ignora anche il diritto al ritorno del popolo palestinese e il diritto all’autodeterminazione, ed è essenziale che ogni accordo di pace includa una giusta soluzione alla questione dei rifugiati palestinesi».

I membri dell’ Act Alliance sono profondamente preoccupati per la situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, e invitano la comunità internazionale a «rifiutare fermamente il piano statunitense (…); adottare misure immediate per rimuovere il blocco di Gaza e porre fine all’occupazione illegale per ridurre le sofferenze umane in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza; garantire finanziamenti sufficienti all’United Nations Relief and Works Agency (UNRWA) e aumentare il sostegno agli ospedali di Gerusalemme Est e ad altri programmi umanitari, visti i forti tagli ai finanziamenti americani per la Cisgiordania e Gaza».

Leggi qui la dichiarazione completa.

 

Foto di Nadia Angelucci: Ni’lin