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Giornata della Memoria 2020: tra il ritorno dell’intolleranza e un pazzo attaccamento alla vita

75 anni di liberazione
La senatrice a vita Liliana Segre ha tenuto un discorso in occasione del 75esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. A Bruxelles nella giornata della Memoria, davanti agli europarlamentari in seduta plenaria le parole della donna hanno risuonato piene di potenza e di dignità. Sopravvissuta all’Olocausto dopo essere stata internata in un campo all’età di 13 anni, ha narrato, davanti ai rappresentanti di tutta Europa, la sua storia con immagini incredibili e parole ferme. Ricollegandosi al razzismo e antisemitismo vissuti sulla propria pelle, la senatrice ha giudicato i tempi odierni come pericolosi laddove «arrivano i momenti, in cui ci si volta dall’altra parte, in cui è più facile far finta di niente […] e tutti quelli che approfittano di questa situazione trovano terreno fertile».

Un messaggio ai futuri nipoti
Un terreno fertile che Liliana Segre non ha paura di percorrere ripescando momenti tragici e violenti dalla sua memoria – uno tra tutti la “marcia della morte” affrontata quando i tedeschi deportarono a piedi i detenuti dei campi polacchi fino in Germania – e che hanno commosso e toccato tutti i presenti in aula. Nata a Milano nel 1930, viene liberata nel maggio del 1945 e da allora non ha mai smesso di testimoniare, ricordare a partire dalle scuole, dai più giovani.
«Questo è un semplicissimo messaggio da nonna che vorrei lasciare ai miei futuri nipoti ideali: che siano in grado di fare la scelta di non voltarsi, e con la loro responsabilità e la loro coscienza essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati».
Una farfalla gialla è il simbolo della speranza e del “pazzo attaccamento alla vita” che la sopravvissuta all’Olocausto ha voluto lasciare come messaggio e come monito per tutti.

Il rapporto dell’Eurispes 2020
Eppure il recente rapporto nazionale dell’Eurispes, raccoglitore del pensiero sociale su un campione eterogeneo di italiani, dimostra che, dal 2004, nel Paese, è aumentato il numero di persone non convinte dell’esistenza della Shoah. Sedici anni in cui le percentuali sono variate sensibilmente: 2,7% non credeva all’esistenza dell’Olocausto nel 2004 mentre nel 2020 la percentuale è del 15,6%.
Dati preoccupanti che accompagnano l’inquietante aumento di atti vandalici di matrice razzista e antisemita avvenuti sul territorio. Sempre dal rapporto il 61,7% degli italiani questi recenti episodi sono casi isolati che non meritano alcun tipo di allarmismo. Per meno della metà, invece, questi dati raccontano la deriva di intolleranza dovuta al linguaggio di odio perpetrato dalla politica e dai media. Sono il 37,2% infine coloro che danno al desiderio di provocazione o alla goliardia le motivazioni che si celano dietro queste azioni.