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Roma. Rione Sant’Angelo, un libro che è una dichiarazione d’amore a una città

Oggi alle ore 17 presso il Palazzo ducale di Genova si presenta il libro «Roma. Rione Sant’Angelo», di Giovanna Vernarecci, avvocato e pastora locale della Chiesa evangelica ispano-americana di Genova, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo nella sezione di narrativa “Nuove Voci, Strade”.

Da cinque anni Vernarecci ha trasferito il suo lavoro professionale nella capitale, ed è stato amore a prima vista. «Per amarla o per odiarla – scrive l’autrice in una sorta di epigrafe al suo libro –, chiunque abbia un rapporto con Roma ha anche un motivo per rendersi conto che non è una città come le altre. Per me – che con Roma ho lo stesso rapporto che ho con i miei figli, ossia non posso fare a meno neppure dei loro difetti, traffico a tutte le ore incluso; che gli incontri con le persone, la storia, e l’arte e il teatro e la musica e l’architettura e, insomma, con tutto ciò che è respiro e segno di pensiero, sono il solo modo che conosco per poter respirare e pensare anch’io – per me, l’unicità di Roma sta nel fatto che il passato il presente ed anche il futuro si allineano come pianeti in ogni sua pietra, in ogni suo angolo, in ogni sua piega, evidentemente vincitori della battaglia contro il limite del tempo. Per me, Roma non è una città come le altre, perché solo Roma è eterna».

Amore appassionato per la città al punto che Vernarecci le ha dedicato un sito, www.giovannavernarecci.org, in cui descrive le sue visite anche con storie fotografiche e racconti.

In Giovanna l’idea di scrivere «Roma. Rione Sant’Angelo» nasce passeggiando per le strade, visitando musei, teatri, piazze, riprendendo tra le mani documenti e testi antichi, ascoltando la voce senza tempo della città. Attraverso le storie parallele di tre personaggi, l’autrice racconta, con una scrittura scorrevole e appassionata, anche quello che nel Rione non c’è più: il Teatro di Marcello e il Portico di Ottavia nel loro Con una scrittura scorrevole e appassionata massimo splendore, il Foro Boario, l’Isola Tiberina come una nave di marmo… e il Ghetto, cambiato nei suoi sempre angusti confini più volte dal 1555 quando venne istituito. Il testo offre anche una decina di brevi schede, dedicate ad alcuni chiarimenti tra cui quello sulla Bolla istitutiva del Ghetto e il mistero del colore “glauco” che quella Bolla impose come segno di (infamante) riconoscimento agli Ebrei.

Appuntamento ore 17 presso il Palazzo ducale di Genova, presenta e modera l’incontro Francesca Forleo, de «Il Secolo XIX», mentre Maria Grazia Tirasso, del Progetto Leggere a voce alta, leggerà alcuni brani del libro. Sarà presente l’autrice.