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La speranza nonostante tutto

La celebre cantante e attrice tedesca Ute Lemper torna in Italia con due eccezionali concerti il 31 gennaio a Torino e il 1° febbraio a Cuneo, organizzati dal Consiglio regionale piemontese e  incentrati proprio sulla musica dei lager recuperata dal maestro Lotoro, intervistato oggi da Riforma. Le abbiamo rivolto alcune domande:

– Le canzoni dell’Olocausto. Perché questa sfida nella sua carriera?

«Non è una sfida. Sto chiudendo un cerchio: dopo aver registrato e cantato per molti decenni le canzoni degli ebrei esiliati ora affronto il dramma di chi si trovava in prigionia.

 È una missione per me in quanto tedesca nata del dopoguerra e anche come madre di 4 bambini, come un essere umano che vive a New York da 22 anni, sposata con un ebreo, e in quanto artista che prova empatia per tutte le persone che vivono esistenze di dolore e parlano, cantano contro l’oppressione e l’ingiustizia».

– Quali temi l’hanno colpita maggiormente?

«Nei testi c’è ovviamente sofferenza, ribellione, disperazione e rappresentazione della situazione insopportabile in cui le persone vivevano. Terrificanti ed emozionanti sono i canti sull’assassinio dei bambini nei ghetti e le “canzoni di culla” per i più piccoli.

Ma ci sono anche molte canzoni di speranza e celebrazioni della vita e dell’amore. La speranza era spesso l’unica ribellione possibile e la dignità interiore era l’unica resistenza contro questa umiliante vita di tortura e annullamento di sé. Ovviamente esibirsi in questo concerto spezza il cuore, ma è assolutamente necessario dire: Mai più! E non dimenticare che la capacità nelle persone di fare il male è scioccante».

27 gennaio, Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto, la musica può essere uno strumento di pace?

«Non ci sono parole per descrivere il dolore dell’Olocausto. Se Dio ha creato questo mondo, deve tornare al tavolo da disegno e rivedere questa capacità del male di penetrare nell’essere umano. Oggi così tante persone vivono senza il privilegio della libertà, in oppressione, senza pace, nessun diritto all’educazione o anche alla semplice dignità. Possiamo accettare questa realtà? Nel nome dell’economia, del denaro e del potere dei nostri governi, semplicemente non facciamo nulla o facciamo solo ciò che è nel nostro interesse? Come si può non essere preoccupati?

Il nazionalismo e il populismo stanno nascendo ovunque permettendo nuovi movimenti basati su intolleranza e razzismo. La musica deve parlare al cuore, aiutare a superare barriere e conflitti».