f4a7dd44c1

«Preziose la fraternità e la solidarietà»

 

La cerimonia di saluto e auguri per il nuovo anno, organizzata dalla Federazione protestante transalpina si è tenuta il 21 gennaio presso la Maison du Protestantisme di Parigi alla presenza del Ministro degli Interni, Christophe Castaner e del Presidente del Senato, Gérard Larcher.

Trovate qui di seguito il testo del discorso pronunciato dal pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia:

«Quest’anno si apre sotto il segno di queste parole del profeta Isaia che la Federazione protestante ha scelto per voi, parole che ci vengono indirizzate personalmente da colui che conduce misteriosamente ciascuna delle nostre vite: “Sei prezioso per i miei occhi, non aver paura perché sono con te”.

Sono davvero preziose le persone che ci sono affidate e che hanno un prezzo agli occhi di Dio, preziose sono le donne e gli uomini che le nostre Chiese accolgono, formano e rendono testimoni e cittadini impegnati nella società. I preziosi sono i più vulnerabili e quelli che contano poco agli occhi di molti. 

Voglio iniziare questo discorso oggi con l’allertare ciascuno di voi sulla drammatica situazione nel nostro paese per quanto riguarda l’antisemitismo. Una realtà così antica e che oggi si sta intensificando con modalità insopportabili. Stasera mi rivolgo a voi, signor Presidente del Senato, signor Ministro degli Interni, che cosa intendete fare? Il protestantesimo francese non può più rimanere indifferente, è sempre stato solidale con l’ebraismo e oggi ho avvertito il rabbino capo di Francia che avrei iniziato i miei discorsi di auguri per il nuovo anno con queste parole.

Vorrei quindi ringraziarvi per essere qui con noi in questo giorno di saluti nella casa del protestantesimo e per aver accettato di parlare alla presenza dei presidenti, dei segretari generali e dei direttori delle associazioni, fondazioni, diverse chiese, comunità, opere e movimenti della Federazione protestante di Francia, così come le molte persone e amici che portano il messaggio del Vangelo alla società attraverso la loro testimonianza, la loro professione, la loro influenza.

Qui voglio formulare e inviare a ciascuno di voi i miei migliori auguri per quest’anno 2020. Quest’anno si apre sotto il segno di queste parole del profeta Isaia che abbiamo scelto per voi, parole che ci vengono indirizzate personalmente da colui che conduce misteriosamente ciascuna delle nostre vite: “Sei prezioso ai miei occhi, non temere perché sono con te”.

Sono davvero preziose le persone che ci vengono affidate e che hanno un prezzo agli occhi di Dio, preziose sono le donne e gli uomini che le nostre Chiese accolgono, formano e rendono testimoni e cittadini impegnati nella società.

Preziosi sono i più vulnerabili e quelli che contano poco agli occhi di molti. Questo è ciò che i cristiani coinvolti nella Cimade, l’organizzazione di soccorso protestante, hanno detto durante gli anni bui della guerra, ed è quello che oggi continuano a dirsi, nella loro lotta per aiutare i migranti e i richiedenti asilo, ricordandoci ciò che fonda la nostra civiltà con perseveranza, il valore dell’ospitalità. 

Qui e oggi, hic et nunc, le critiche fatte a molti dei dispositivi e delle scelte politiche hanno un senso. E questa critica non dovrebbe essere percepita come anormale e disprezzata o denunciata come utopica: questa critica esigente degli attori della solidarietà è il cuore pulsante dello spirito democratico. Questo è anche ciò che dice l’Esercito della salvezza che ci ricorda l’urgenza della dignità riacquistata per gli esclusi, questo è ciò che dicono la fondazione della diaconia protestante e la Fondazione John Bost, il diaconato di Mulhouse e la fondazione delle diaconesse di Reuilly, e altri non meno illustri che ci ricordano il nostro dovere di combattere l’esclusione, l’handicap, la malattia, la solitudine e la discriminazione in tutte le sue forme. I protestanti nella loro diversità rimangono in allerta, di fronte a tutte queste sfide, agiscono e aspettano per il 2020 risposte umane degne della nostra società.

Preziose vite umane raccontate dal dottor Denis Mukwege, vincitore del Premio Nobel per la pace, come un profeta, lo scorso 30 novembre durante il suo discorso all’Hôtel de Ville di Parigi alla presenza del sindaco Anne Hidalgo, relativo alla sua lotta per coloro che sono torturate, mutilate e violentate, ricordando così che ogni vita ha un prezzo incommensurabile agli occhi di Dio in un contesto politico ed economico che nessuno può più pretendere di ignorare. Ricordando anche che questa violenza contro le donne purtroppo non ha confini, riguarda direttamente il nostro Paese e sfida tutti, comprese le chiese.

Preziosa anche la nostra terra, anche se la COP 25 non ha mantenuto tutte le sue promesse! I cristiani impegnati nella lotta per la giustizia climatica da molti anni certamente vogliono fare la loro parte, come evoca con raffinatezza la favola del colibrì. Ma desiderano tuttavia dare un senso a questo impegno, ricordando che la natura può anche essere intesa come creazione e quindi, da questa prospettiva interamente biblica, integrare in essa i requisiti di vocazione e responsabilità umana, per oggi e per generazioni future. Una questione educativa, catechistica, omiletica è quindi importante perché si tratta di formare, sensibilizzare per sperare e agire.

Non si tratta tanto di quale pianeta lasceremo alle generazioni future, perché dopo tutto, gli uomini non sono in alcun modo padroni del mondo o della galassia, ma piuttosto di sapere a quale umanità lasceremo il pianeta, un’umanità persa e violenta o quella che vogliamo, cosciente, informata, responsabile e fraterna.

Preziosa è la fraternità, preziosa è la solidarietà, infine, verso tutti coloro che ne hanno bisogno, con una chiamata che sarete in grado di ascoltare e alla quale risponderete con fiducia grazie a questo strumento chiamato “Solidarietà protestante”, per agire con i nostri partner in tutto il mondo in caso di crisi o situazioni di emergenza.

In effetti, conosciamo un contesto internazionale caratterizzato da successive crisi, catastrofi e talvolta preoccupanti tensioni politiche. In alcuni paesi, incluso il nostro, c’è un clima di odio, rabbia, violenza e radicalizzazione che i populismi che ridacchiano nei loro discorsi falsamente sorridenti e non democratici recuperano così facilmente. Per quanto riguarda il nostro Paese, il protestantesimo oggi vuole ribadire il suo rifiuto dell’odio e della violenza. Ritiene, in particolare in questo periodo in cui si aprirà una decisiva campagna elettorale riguardante tutte le città del paese e quindi anche la questione della pace sociale, che la rabbia, anche se la sua espressione è legittima, non è un argomento né una scelta politica a lungo termine ma, al contrario, la sua negazione quando non trova più le parole né accetta i mezzi di rappresentazione che la nostra democrazia offre comunque.

Certamente, le disuguaglianze sono evidenti e si stanno allargando. E dobbiamo combatterle. Qui sta la responsabilità di coloro che ci governano, vale a dire quelli che noi abbiamo eletto, sindaci, consiglieri dipartimentali ma anche e soprattutto deputati e senatori.

Signor Presidente del Senato, dopo la diagnosi più volte fatta di queste fratture sociali, queste disuguaglianze, dopo l’ultima osservazione presentata magistralmente da Jérôme Fourquet in una conferenza a cui abbiamo partecipato, come agire? Come svolgere un lavoro comune e non cogliere, per quanto riguarda i funzionari eletti, il pretesto di questa osservazione solo per prepararsi alle prossime elezioni e senza proporre o adottare le misure appropriate?

 La trasformazione della nostra società che non è più moderna ma che può essere descritta come ultra-moderna, e gli sviluppi del capitalismo stesso emancipato da qualsiasi ancoraggio etico-religioso, ci chiamerà sempre a promuovere uno spirito critico, un discernimento, una lotta.

 La presenza di figure chiave da questo punto di vista, come i tre vincitori del Premio Nobel protestante, Denis Mukwege che stavo citando proprio ora, l’economista Esther Duflo o il Primo Ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed, che avvisano e ci mostrano disgrazie e crescenti disuguaglianze da lontano, e nonostante tutto ciò che espone con speranza le promesse non mantenute della responsabilità economico e sociale di ciascuno, in nome della giustizia e della pace. E se ci sono vedette che sono in allerta, così come i responsabili delle organizzazioni benefiche, associazioni di auto-aiuto, fondazioni riconosciute a livello internazionale, ONG cristiane di ogni tipo, va bene perché siamo sulla stessa barca: responsabili, quindi, e costantemente invitati a mostrare solidarietà.

 Ma attenzione, la precarietà sta guadagnando terreno, la rabbia aggrotta la fronte davanti ala fragile democrazia e minaccia le basi della convivenza che viene invocata ancora di più dal momento che viene messa in discussione.

 Aggiungete a tutto ciò la questione religiosa, la questione fondamentale del secolarismo, le fantasie di un Islam minaccioso, tutto ciò potrebbe disarmarci e scoraggiarci qui, una volta per tutte.

 Ma al protestantesimo non mancano le risorse. Vuole essere il difensore instancabile del dialogo interreligioso, colui che ha imparato nel sangue cosa significa una guerra di religioni e che non vuole più vederne. Sa che oggi il principio del secolarismo è il quadro che protegge la libertà di coscienza. Sa che la Repubblica è laica ma non la società che è composta di ogni essere umano che è fatto di carne ossea e trascendenza.

 Sa anche che molti cittadini, intellettuali, autoproclamati difensori della laicità, politici, giornalisti scarsamente informati (tranne i giornalisti responsabili) pensano che la spiritualità sia una minaccia.

A volte immaginano anche che alla religione debba essere assegnata la residenza dell’irrazionalità e dell’oscurantismo, ignari di quella filosofia dalle sue origini nell’antica Grecia fino all’Illuminismo, si basa sull’instancabile ricerca di sé, della saggezza e del mistero dell’essere umano. Ignoriamo ancora il fatto che il cristianesimo combini fede, ragione e amore e che i massacri più grandi degli ultimi due secoli sono stati perpetrati in nome di ideologie laiche, stalinismo, fascismo, nazismo, maoismo e dai nazionalismi esasperati, in Russia, in Turchia, in Italia, in Germania, in Cina, in Cambogia, Ruanda o nel cuore dei Balcani?

Il dialogo tra le religioni, la ricerca di significato e la corresponsabilità di denominazioni legate a diverse correnti di pensiero filosofico e politico nella costruzione della società europea e quindi francese, rimangono quindi a garanzia di una vita comune più fraterna.

Questa ricerca implica necessariamente anche la possibilità che all’Islam debba essere offerto di trovare finalmente il suo posto in una Repubblica secolare liberata dai suoi ultimi riflessi cattolici-laicisti. La repubblica è più grande di così e più forte di questi riflessi della paura. La realtà è molto più complessa. La soluzione sarà quindi sicuramente complessa, lenta nella sua attuazione ma una buona cosa per l’interesse generale. Il rapporto tra religione e democrazia secolare è in pieno svolgimento. Ora il secolarismo può vivere solo se ha un contenuto, una coerenza ed è questo contenuto che c’è un urgente bisogno di ridefinire e forse anche di rifondare.

Infine, vorrei tornare alle parole di un sociologo che si è distinto per il suo lavoro lungo molti anni, il professor Jean-Paul Willaime. Ha scritto: “ultra-modernità non è la fine della religione ma un modo di vivere la religione in modo diverso”. Ci siamo. Ha aggiunto, cum grano salis, che le mutazioni religiose hanno attraversato e portato un cambiamento di stile di vita nelle Chiese, in particolare quelle risultanti dalla Riforma e per quanto riguarda la Francia, una sorta di “déshuguenotisation” , de-ugonotizzazione, del protestantesimo.

Eccoci anche qui, con un protestantesimo multicolore, culturalmente multiforme, liturgico, spirituale, confessionale e nazionale, come ho già detto diversi anni fa. Grazie!»

 
Foto: Gérard Larcher a sinistra e François Clavairoly a destra