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Una scelta responsabile

Lo scorso giovedì il Parlamento tedesco ha approvato, dopo un intenso dibattito, la proposta di legge, avanzata da alcuni parlamentari, in primis Annalena Bärbock, leader dei Verdi, che riforma la materia della donazione degli organi in Germania nell’ottica di un miglioramento della legislazione in materia.

Con 432 voti favorevoli, 200 contrari e 37 astenuti è stata accolta la riforma basata sul regime di “consenso informato”, che prevede infatti l’esplicita richiesta di consenso sulla disponibilità a donare i propri organi, fatta a ogni cittadino, e da rinnovare ogni dieci anni insieme alla carta d’identità.

Questa proposta è stata preferita a quella avanzata dal ministro della salute Jens Spahn (Cdu) insieme al parlamentare Karl Lauterbach (Spd), scienziato esperto in economia sanitaria ed epidemiologia, che invece proponeva il consenso automatico (o silenzio assenso).

Questo importante dettaglio, il consenso esplicito e non automatico, vuole da un lato rendere più consapevoli i cittadini e dall’altro aumentare i donatori, che nel 2018 erano 955, per fare fronte a una grande richiesta (circa 9000 persone in attesa di trapianto) e a una situazione di carenza di donatori. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Osservatorio globale dei trapianti, Godt) relativi al 2018, infatti, in Germania c’erano 11,6 donatori per milione di persone, in Italia 24,72 e in Spagna, al primo posto a livello mondiale, ben 48,3.

Nella nuova legge è stata inserita anche la disposizione di un registro digitale dei donatori, a disposizione degli ospedali che in questo modo possono vedere chi è registrato come tale.

La decisione del Bundestag è stata accolta favorevolmente da parte sia cattolica sia protestante, come si legge nelle dichiarazioni della Conferenza episcopale cattolica tedesca e della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), sul sito di quest’ultima, ritenendola «un segno importante per la tutela e il mantenimento dell’etica medica e dei diritti umani fondamentali», su cui si basano i valori della società. Il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale, ha sottolineato che la legge garantisce la massima libertà personale, ma «adotta misure che inducono le persone a preoccuparsi maggiormente della questione della donazione di organi», e soprattutto trasforma «la grande disponibilità delle persone ad aiutare in una volontà individuale a donare i propri organi», sfumatura non da poco quando si tratta di salvare delle vite.

Le due chiese si erano anche espresse contro la proposta del Ministero della Sanità, preoccupate (si legge ancora sul sito dell’Ekd, citando la lettera inviata a tutti i membri del Bundestag) riguardo agli aspetti legali, etici e pastorali della materia e in particolare dal fatto che «lo Stato interverrebbe profondamente nella parte centrale dell’esistenza umana». Ora, afferma l’Ekd, tutta la società deve essere coinvolta nella sfida di una maggiore informazione riguardo agli aspetti della donazione dei singoli organi.

In Italia è già possibile esprimere il proprio consenso alla donazione al momento del rinnovo della carta d’identità, comunicandolo all’ufficio Anagrafe (con la stessa modalità si può dichiarare il proprio diniego), e su richiesta del cittadino, questo dato può essere espresso sulla carta d’identità.

Si può rendere la propria dichiarazione anche presso le aziende sanitarie, gli ospedali o gli ambulatori dei medici di famiglia, oppure i centri regionali per i trapianti: tutte le disposizioni vengono raccolte in un’unica banca dati nazionale, il “sistema informativo dei trapianti”, consultabile dal personale sanitario in caso di necessità e aggiornabili in qualunque momento. Tra le proposte, c’è quella di inserire questo tipo di dato anche nel “fascicolo sanitario elettronico” (fse), la nuova modalità di gestione dei dati sanitari dei cittadini. In altri paesi, come il Regno Unito, esistono delle app che consentono di registrarsi come donatori di organi, oltre a poter accedere al proprio fse, a prenotare esami ecc.